Il Congresso USA interroga Apple sulla privacy

Il Congresso USA ha chiesto a Tim Cook di mandare un rappresentante a Washington, così che i dubbi sulla privacy di iOS vengano spiegati.
Il Congresso USA ha chiesto a Tim Cook di mandare un rappresentante a Washington, così che i dubbi sulla privacy di iOS vengano spiegati.

iOS è un sistema operativo mobile sempre più diffuso e non stupisce, perciò, che gli organismi governativi inizino a preoccuparsi della privacy dei dati gestiti da iPhone, iPad e iPod Touch. Per questo motivo, il congresso degli Stati Uniti ha deciso di interpellare Tim Cook.

La missiva, spedita nei primi giorni di marzo, segue una precedente interrogazione via lettera, dove il Congresso ha ritenuto di non aver raccolto sufficienti elementi per capire la natura delle pratiche dati coinvolte nei dispositivi iOS. Con questo secondo tentativo, i membri americani hanno deciso di chiedere a Tim Cook di inviare un suo rappresentante a Washington, così che ogni dubbio possa essere dipanato.

In particolare, dopo alcuni scandali – nemmeno troppo fondati – apparsi sulla stampa, il Congresso vuole accertarsi che Apple stia davvero provvedendo alla privacy dei propri utenti, evitando che informazioni sensibili possano sfuggire dalla riservatezza del sistema operativo o essere concesse a operatori di terze parti, anche solo per scopo di advertising. Nello specifico, nel mirino vi sarebbero tutte quelle operazioni di “online tracking” non esplicitate all’utente, di cui il controverso caso con protagonista Google è solo la punta di un iceberg.

A richiedere l’incontro con Apple è il membro Henry A. Waxman, ma non è dato sapere quando il meeting tra Cupertino e il congresso avverrà effettivamente. La Mela dovrà quindi presentarsi davanti al Comitato sull’Energia e il Commercio, svelando ogni segreto in merito alla protezione della propria clientela. È molto probabile, però, che tali informazioni rimarranno un fatto noto solo al Congresso, senza una loro divulgazione pubblica: il dettaglio sulle tecnologie Apple, infatti, potrebbe andare a vantaggio della concorrenza. Gli utenti, invece, saranno invece genericamente informati della presenta – o dell’assenza – di eventuali pratiche scorrette in termini di privacy.

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