Vende rene per comprare iPad 2: arrivano i colpevoli

A un anno di distanza, emergono i colpevoli del trasplanto di rene in cambio di iPad 2 in Cina: l'uomo che ha organizzato l'incontro e lo staff medico.
A un anno di distanza, emergono i colpevoli del trasplanto di rene in cambio di iPad 2 in Cina: l'uomo che ha organizzato l'incontro e lo staff medico.

Si ricorderà sicuramente la scioccante vicenda occorsa lo scorso anno, quando un giovane cinese ha deciso di vendere un proprio rene per poter comprare un iPad 2. Ai tempi le responsabilità furono fatte ricadere su Apple, rea – secondo alcuni – di alimentare bisogni non necessari, soprattutto sulle povere nuove generazioni.

Le accuse contro la Mela si sgonfiarono in fretta, anche perché Cupertino non può essere giudicata colpevole per i comportamenti leggeri – per non dire stupidi – di alcuni propri consumatori. Oggi, a un anno di distanza, emergono i colpevoli ufficiali designati dalla procura di Changzhou: l’individuo che ha organizzato il trapianto e i membri dello staff medico, i quali pare non abbiamo cercato di convincere il giovane a desistere nonostante fossero ben a conoscenza dei suoi ben poco aulici intenti.

L’uomo che ha organizzato l’incontro tra Wang, questo il cognome del giovane, e il destinatario del rene ha ricevuto 220.000 yuan, circa 35.000 dollari, di cui solo 22.000 yuan (poco più di 3.500 dollari) sono finiti nell tasche del ragazzo. Il trasplanto è avvenuto in un rinomato ospedale della zona di Chenzhou, il 198, ed è incredibile che medici e chirurgi non abbiano fermato questa operazione illecita.

Wang, il quale ora soffre di insufficienza renale cronica ed è costretto a continua dialisi, così si è giustificato:

«Volevo comprare un iPad 2, ma non potevo permettermelo. Ma un broker mi ha contattato via Internet, sostenendo di potermi aiutare vendendo un rene a 20.000 yuan.»

Più che una responsabilità diretta di Apple e dei bisogni aleatori inculcati nei giovani, pare evidente come si tratti di una storia di opportunismo e sfruttamento, da un lato, e di ingenuità dall’altro. Chissà che questa vicenda non sia d’esempio ad altri giovani, i quali potrebbero desistere da certe stupidità pur di accaparrarsi il device iOS dei loro sogni.

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