Apple censura la parola jailbreak da iTunes Store

Apple censura la parola "jailbreak" da iTunes Store, limitando così artisti, film e applicazioni che nulla hanno a che vedere con lo sblocco dei device iOS.
Apple censura la parola "jailbreak" da iTunes Store, limitando così artisti, film e applicazioni che nulla hanno a che vedere con lo sblocco dei device iOS.

UPDATE: a seguito dell’attenzione mediatica odierna, Apple ha da poco rimosso la censura da iTunes Store.

Un fatto curioso rischia di generare un’infinita polemica sulle pagine di iTunes Store. A quanto pare, Apple avrebbe iniziato a censurare la parola “jailbreak“, senza però evidente motivo. Sebbene il termine si riferisca nell’immaginario comune alla pratica di sblocco dei dispositivi iOS, in realtà i significati associati sono davvero molti, come l’evasione di galera. E, così, diversi artisti si sono ritrovati con i loro brani censurati.

Il fatto si è reso evidente scorrendo i brani dell’artista irlandese Thin Lizzy, dove la canzone “Jailbreak” è stato sostituito dagli asterischi, esattamente come si è soliti fare per il turpiloquio. A essere colpiti dal blocco di Apple, anche i Gossip e i Sonic Syndicate.

L’impatto di questa decisione, al momento non chiarita da Cupertino, è potenzialmente devastante per la promozione di musica, filmati e applicazioni. Vi sono canzoni che parlano di evasioni dalla prigione, film ovviamente dedicati e numerosi videogiochi, tra cui alcuni platform game, in cui gli utenti sono chiamati a sfuggire dalla galera. Tutto materiale che rischia di finire sotto la rigida scure di Apple.

Secondo alcuni, si tratterebbe di un semplice problema di valutazione umana. Apple avrebbe deciso si censurare la parola per non fomentare la pratica di sblocco dei device iOS, non pensando però che un simile sistema avrebbe avuto delle conseguenze su materiali perfettamente estranei alla questione. Detto questo, nonostante la cautela di Apple il jailbreak di un iPhone non è di per sé un fatto illegale, così come non lo è ricorrere al download di applicazioni da Cydia, purché tutte lecitamente distribuite dai developer e non rubate dal concorrente App Store. Semmai la pratica, pur essendo reale, invalida la garanzia del device. Le preoccupazioni di Apple, perciò, appaiono fin troppo esagerate.

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