Android sotto l'attacco combinato di Microsoft e Nokia

Google ha presentato un terzo ricorso all'ITC contro Nokia e Microsoft per la questione Mosaid, respinto nuovamente: tutti contro Android.
Google ha presentato un terzo ricorso all'ITC contro Nokia e Microsoft per la questione Mosaid, respinto nuovamente: tutti contro Android.

Google crede che Nokia e Microsoft stiano cospirando contro Android. La società ha presentato una nuova denuncia presso ITC (International Trade Commission), ma secondo Florian Muller sarebbe stata respinta. È quanto rivela nel blog FOSS Patents una delle fonti più autorevoli in termini di analisi della “guerra dei brevetti”, che sta sempre più interessando il mondo di bigG.

Scendendo nel dettaglio, Google avrebbe presentato un ricorso all’Antitrust contro Microsoft e Nokia, tramite il quale ha accusato le due aziende di collusione con un ente non praticante, Mosaid, gruppo al quale le stesse hanno affidato la gestione di 2.000 brevetti considerati essenziali per il futuro dei propri dispositivi. Per Google, dunque, c’era qualcosa di illecito, ma quanto presentato è stato considerato di natura “frivola” e pertanto l’ITC l’avrebbe rifiutato.

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Sarebbe la terza volta che Google perde una causa contro i due gruppi per difendere Android: ITC ha già mandato a vuoto, negli USA, il primo tentativo dei legali di Mountain View, inoltre una seconda sconfitta è giunta con il giudice Theodore Essex e la terza è invece arrivata dall’Office of Unfair Import Investigation. In tutti i tre casi appena citati, l’azienda di Sergey Brin e Larry Page ha accusato Nokia e Micosoft di comportamenti illeciti circa la questione relativa a Mosaid.

Secondo quanto spiega Florian Muller, con azioni e ricorsi simili sembra che Google voglia far capire come i due gruppi concorrenti stiano cospirando contro Android, con Microsoft a orchestrare il piano, Nokia sarebbe invece il naturale esecutore dello stesso e Mosaid un semplice strumento. L’ipotesi, però, non sembra esser accettata dalle autorità. La parola spetterà ora all’antitrust europeo, che dovrà confermare oppure andare in controtendenza circa quanto già espresso dall’ente statunitense.

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