Grillo e i follower che non lo erano

Oltre la metà dei follower Twitter di Beppe Grillo sarebbero fasulli: scoppia la polemica, ma su basi fragili e argomenti sterili.
Oltre la metà dei follower Twitter di Beppe Grillo sarebbero fasulli: scoppia la polemica, ma su basi fragili e argomenti sterili.

La vicenda dei falsi follower di Beppe Grillo su Twitter sono un argomento imposto all’attualità dal numero delle discussioni in merito sorte online (e non solo), ma di per sé rappresenta quanto di meno importante e significativo possa esserci per capire tanto l’ambito Web, quanto il contesto politico. E se la polemica si infiamma è proprio per alcuni ingredienti ad alta combustione: il rapporto tra Web e politica, la notorietà di Grillo, l’attaccamento della base al leader, le sfumature politiche bipartizan attraverso cui l’attacco ha preso forma.

Webnews non ha alcuna intenzione di entrare in questa polemica per il semplice fatto di considerarla del tutto sterile. Ma una cosa può essere invece utile: spiegare il motivo di tale sterilità, a memoria futura e nella speranza di dare un contributo per un approccio più costruttivo all’analisi del Web e delle sue dinamiche. E per arrivarci occorre anzitutto fare un passo indietro, riassumendo in breve quanto successo.

Cosa è successo

L’origine della polemica è in una ricerca di Marco Camisani Calzolari, professore dello IULM e personaggio del Web noto per aver contribuito alla nascita di ForzaSilvio.it. La sua ricerca anti-Grillo non viene però pubblicata da Libero o dal Giornale, ma arriva piuttosto sulle pagine di Repubblica.it trovando così il terreno giusto per attecchire in un ideale percorso destra-sinistra che funziona fin dal principio. Nel mirino, infatti, v’è il nemico comune, quel Beppe Grillo che con il Movimento 5 Stelle minaccia di sparigliare le carte alle prossime elezioni politiche del 2013.

L’accusa è relativa ai follower di Beppe Grillo su Twitter: su 662 mila utenti, infatti, solo il 27,4% sarebbero reali, mentre il 54,4% sarebbe assimilabile per caratteristiche a bot utilizzati come follower fasulli. La natura “scientifica” della ricerca è stata contestata da Beppe Grillo ed in molti ricordano come non sempre i follower falsi si acquistano: a volte vengono ereditati in automatico da dinamiche differenti per le quali non c’è dolo. Ancora una volta, insomma, una ricerca finisce per essere smontata nell’opinione, incapace di difendersi dietro una rocciosa verità statistica per contrapporre la forza dei numeri a qualsivoglia contestazione.

Tra risposte e controrisposte, ipotesi di querela e teoremi contrapposti, la sensazione che traspare è che nella vicenda ci sia molta politica e poco Web. La molta politica è correlata ad u quello che potrebbe sembrare un attacco strumentale a Grillo nel suo lato forte, smontando la sua apparente forza online per ridurne il fascino presso una community tecnocentrica. Il poco Web è invece in aspetti tanto secondari quanto fondamentali.

I follower non si contano: si pesano

Qual è l’importanza del numero dei follower su Twitter? Pressoché nulla. Primo, perché da tempo si sa che non sempre rappresenta un valore reale e che fin troppo facilmente è possibile falsificarlo con investimenti insignificanti in bot. Secondo, perché esprimere giudizi basandosi su numeri significa seguire un ragionamento mainstream valido in tv e su giornali generalisti (sia pur se limitativo anche in questi ambiti), ma non certo online. Terzo, perché i follower si pesano e non si contano: perché sono citazioni e retweet a dare vera consistenza ad una community e non certo il suo volume; perché non conta quanto una “sociosfera” sia ampia, ma piuttosto quanto sia piena, viva e interconnessa.

Contare i follower è un esercizio di stile fuorviante e facilmente strumentalizzabile. Polemizzare su tali metodologie è allo stesso tempo una difesa strategicamente errata, un’ostentazione di timore di fronte a possibili ripercussioni sull’immagine che finisce per dare involontariamente credito al sostrato delle accuse.

La bolla della polemica esplode così, senza strascichi e senza feriti, ma perdendo una buona occasione per spiegare meglio il Web. La ragion politica ha avuto la meglio.

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