UK, un test per la tassazione dei videogiochi

Un Cultural Test per i videogiochi: è la proposta del governo britannico per alleviare la tassazione di sviluppatori e software house.
Un Cultural Test per i videogiochi: è la proposta del governo britannico per alleviare la tassazione di sviluppatori e software house.

La promozione della cultura britannica passa anche dai videogiochi. Il governo del Regno Unito ha approvato una legge che consentirà alle software house e agli sviluppatori impegnati nell’ambito gaming di ricevere un trattamento di favore per quanto riguarda la tassazione, ma solo nel caso in cui i titoli commercializzati saranno in grado di soddisfare alcuni precisi requisiti specificati in un severo test.

La proposta avanzata dal cancelliere George Osborne è dunque stata accolta ed entrerà in vigore a partire dall’aprile del prossimo anno. Questo permetterà di riversare nel settore videoludico 15 milioni di sterline nel biennio 2013-2014 e altri 35 milioni di sterline nel 2014-2015. Una progetto finalizzato al sostegno di un’industria che, come la maggior parte dei settori legati all’intrattenimento, sta risentendo della crisi economica su scala globale.

Per accedere alle agevolazioni, come detto in apertura, i giochi dovranno però ottenere un punteggio uguale o superiore a 16 dopo essere stati sottoposti a un’attenta analisi che prende in considerazione trama, personale impegnato nello sviluppo e molti altri fattori. Eccoli.

  • 4 punti se il 75% della trama è ambientata nel Regno Unito o in un paese EEA (tutta l’Unione Europea più Islanda, Liechtenstein e Norvegia);
  • 3 punti se il 66% della trama è ambientata nel Regno Unito o in un paese EEA;
  • 2 punti se il 50% della trama è ambientata nel Regno Unito o in un paese EEA;
  • 1 punto se il 25% della trama è ambientata nel Regno Unito o in un paese EEA;
  • fino a 4 punti in base al numero di protagonisti principali e a quanti di loro sono britannici o provengono da un paese EEA;
  • 4 punti se la storia narrata riguarda il Regno Unito o un paese EEA;
  • fino a 4 punti in base alla percentuale dei dialoghi registrati in inglese o in una lingua riconosciuta come dialetto locale;
  • fino a 3 punti in base alla percentuale del lavoro svolto nel Regno Unito durante la fase di sviluppo o commissionato a studi con sede in altri territori;
  • fino a 8 punti se i ruoli chiave del progetto (project leader, sceneggiatore, compositore della colonna sonora ecc.) sono stati assegnati a personale britannico.

Questa sorta di Cultural Test, così è stata ribattezzata la norma dai portali di settore inglesi, potrebbe dunque spingere i team britannici impegnati nello sviluppo di videogame a concentrarsi maggiormente sulla storia del proprio paese o a evitare la strada dell’outsourcing. Ben altro approccio alla questione rispetto a quello adottato dalle istituzioni nostrane, che negli ultimi anni si sono limitate a patrocinare progetti dall’esito quantomeno discutibile come Gioventù ribelle.

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