Google Play sotto accusa per la privacy (update)

Per ogni applicazione acquistata su Google Play gli sviluppatori ricevono informazioni personale sugli utenti, come nome, zona di residenza ed email.
Per ogni applicazione acquistata su Google Play gli sviluppatori ricevono informazioni personale sugli utenti, come nome, zona di residenza ed email.

Lo store Google Play finisce al centro di una polemica relativa alla tutela della privacy degli utenti. A parlarne è stato Dan Nolan, autore dell’applicazione Paul Keating Insult Generator, che punta il dito contro le modalità di gestione degli acquisti sulla piattaforma per la distribuzione di app, giochi e contenuti multimediali. Nel post comparso sul suo blog ufficiale, Nolan afferma che per ogni singola applicazione comprata, gli sviluppatori ricevono informazioni dettagliate sugli acquirenti.

In particolare, si fa riferimento all’indirizzo email, al codice postale e al nome completo. Dati sensibili che potrebbero ad esempio essere utilizzati per l’invio indesiderato di materiale pubblicitario, oppure per contattare senza autorizzazione chi lascia un voto basso o una recensione negativa al software. Il tutto avviene senza alcun avviso per l’utente. Ecco un estratto tradotto dal suo intervento.

Se avete acquistato la mia applicazione su Google Play (anche nel caso di un ordine cancellato), io ho la vostra email, conosco la zona dove abitate e, in molti casi, anche il nome completo. Ogni ordine Google Play è gestito come una transazione di Google Wallet e gli sviluppatori entrano in possesso delle stesse informazioni (tranne che dell’indirizzo esatto) che servirebbero per acquistare online un oggetto reale. Inoltre, per ogni utente è visibile una casella chiamata “email marketing”.

Per essere precisi va specificato che la condivisione del proprio nome e cognome con gli sviluppatori di Google Play, così come con gli altri utenti, è una pratica introdotta volutamente nel novembre scorso da bigG, quando per il sistema di commenti dello store è stata annunciata l’integrazione con il social network Google+. Secondo Danny Sullivan di Search Engine Land il problema consiste principalmente nel fatto che l’azienda tiene l’utenza all’oscuro delle modalità di gestione dei dati personali. Il gruppo di Mountain View al momento non si è pronunciato sulla questione.

Update
La notizia sembra essersi rivelata in realtà una non-notizia. Le accuse nei confronti di Google, infatti, ignorano quanto la policy del servizio prevede in modo trasparente e mettono in luce gli attriti che una non perfetta conoscenza delle regole possa generare. La solerte presa di posizione del gruppo di Mountain View è infatti chiara:

Google Wallet condivide le informazioni necessarie per processare le transazioni e questo è chiaramente indicato nella Informativa sulla Privacy di Google Wallet.

La risposta del gruppo sta tutta in un link: ogni dettaglio era infatti previsto nell’Informativa sulla Privacy e non è pertanto necessario aggiungere altro. «Niente di nuovo», conferma CNet ribadendo il fatto che non si tratti né di un bug, né di una violazione, quanto piuttosto di una cosa nota e propria della natura del servizio.

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