Dai droni alle protesi grazie il controllo mentale

Il controllo mentale potrebbe in futuro permettere lo sviluppo di protesi da controllare con il cervello. Dal Minnesota giungono importanti novità.
Il controllo mentale potrebbe in futuro permettere lo sviluppo di protesi da controllare con il cervello. Dal Minnesota giungono importanti novità.

Il controllo mentale di oggetti e dispositivi potrebbe in futuro portare con sé due benefici di primaria importanza. Il primo riguarda direttamente l’aspetto legato al controllo, potendo gestire da remoto e senza l’ausilio delle mani svariate tipologie di prodotti. Il secondo tocca invece da vicino il settore medico, in quanto gli studi in tale campo potrebbero essere utili per restituire alcune capacità motorie ad utenti con problematiche neurologiche.

Presso l’Università del Minnesota, infatti, un team di ricercatori guidati dal Prof. Bin He è all’opera per sviluppare un’interfaccia uomo-macchina non invasiva basata sull’analisi dei segnali elettrici provenienti dal cervello. Fine ultimo è consentire il controllo di veicoli aerei (quali i droni) con il pensiero, utilizzando un approccio sensibilmente diverso rispetto al passato: i ricercatori, infatti, hanno fatto in modo che l’intera architettura fosse non invasiva per i pazienti sottoposti agli esperimenti.

Piuttosto che impiantare all’interno del cranio elettrodi ed altri sensori preposti alla raccolta delle informazioni provenienti dal cervello, infatti, il team ha sviluppato una soluzione completamente esterna, riducendo al minimo i rischi in tal senso. Trattasi dunque del primo caso di controllo mentale di movimenti in tre dimensioni senza l’ausilio di un approccio invasivo, il quale ha fornito risultati particolarmente interessanti: i pazienti sono riusciti infatti a far volare dei piccoli droni attraverso l’85% degli anelli presenti su di un percorso prestabilito, a dimostrazione dalla bontà del progetto.

E se l’ipotesi di poter controllare robot a distanza con il solo pensiero è di per sé suggestiva, ancor più interessante è lo scenario che si aprirebbe nel campo della medicina qualora tale interfaccia dovesse prender piede in maniera importante. L’utilizzo delle informazioni provenienti dal cervello potrebbe infatti consentire il controllo di protesi artificiali in pazienti afflitti da paralisi ed altre patologie che ne rendono difficile, se non impossibile, la gestione degli arti.

 

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