Microsoft-Skype, Cisco presenta appello

Cisco chiede alla Corte Generale dell'Unione Europea di annullare la decisione della Commissione sull'acquisizione di Skype da parte di Microsoft.
Cisco chiede alla Corte Generale dell'Unione Europea di annullare la decisione della Commissione sull'acquisizione di Skype da parte di Microsoft.

Cisco ha chiesto alla Corte Generale dell’Unione Europea di annullare la decisione della Commissione Europea con la quale è stata dato il via libera all’acquisizione di Skype da parte di Microsoft. Il maggiore produttore mondiale di apparecchiature di rete, insieme al provider italiano Messagenet, ha ravvisato “errori palesi” nella procedura utilizzata dall’Antitrust europea per verificare l’eventuale abuso di posizione dominante. Lo scorso mese di febbraio, Cisco aveva evidenziato il pericolo di un monopolio nel settore delle comunicazioni video aziendali.

Come è noto, Microsoft ha comunicato l’acquisizione di Skype nel mese di maggio 2011, versando nelle casse della piccola società estone 8,5 miliardi di dollari. L’indagine avviata dalla Commissione Europea non ha ravvisato nessun ostacolo per la concorrenza, per cui l’azienda di Redmond ha concluso l’operazione ad ottobre 2011. Dopo oltre due anni, Cisco non ha ancora deposto le armi e vuole tentare la carta dell’appello per rovesciare la decisione dell’authority.

Secondo il produttore californiano, con l’acquisizione di Skype, Microsoft è diventata monopolista del settore, grazie all’enorme numero di utenti che utilizza il servizio VoIP. In realtà, Cisco non si oppone alla fusione, ma chiede condizioni che possano garantire l’interoperabilità basata sugli standard. Skype utilizza un protocollo proprietario che impedisce agli utenti di interagire con altre piattaforme di comunicazione. L’azienda si è rifiutata di fornire l’accesso ai suoi dati per consentire ai concorrenti di implementare un client VoIP compatibile.

Difficilmente la richiesta di Cisco verrà accolta dalla Corte Generale. Negli ultimi 11 anni solo una volta ha ribaltato la decisione della Commissione Europea. In caso negativo, l’ultima speranza sarà la Corte di Giustizia Europea.

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