UE, nuova indagine su Android?

La Commissione Europea nuovamente chiamata ad analizzare il comportamento di Google, questa volta per quanto riguarda la distribuzione di Android.
La Commissione Europea nuovamente chiamata ad analizzare il comportamento di Google, questa volta per quanto riguarda la distribuzione di Android.

Google di nuovo sotto la lente d’ingrandimento della Commissione Europea, questa volta per questioni riguardanti l’ecosistema Android. L’organismo antitrust del vecchio continente, stando a un report pubblicato sulle pagine del Financial Times, avrebbe preso in considerazione l’ipotesi di aprire una nuova indagine con l’intento di appurare eventuali comportamenti scorretti tenuti dal gruppo californiano con l’obiettivo di favorire la diffusione del proprio sistema operativo mobile.

Tutto sembra aver preso il via nel mese di aprile, con le accuse formali mosse da alcuni concorrenti (tra i quali figurano Microsoft e Nokia), che si sono rivolti all’UE per far luce su “un metodo ingannevole di avvantaggiare alcune applicazioni di importanza chiave per Google nel 70% degli smartphone distribuiti oggi” (fonte FairSearch). Il tutto per il momento è in fase preliminare, ma considerati i precedenti tra bigG e gli organi di vigilanza europei non è da escludere l’avvio di una nuova procedura formale. Interpellato sulla vicenda, il motore di ricerca non ha rilasciato commenti, limitandosi a fornire una dichiarazione valida per tutte le accuse rivolte nei confronti della piattaforma.

Android è una piattaforma aperta che favorisce la concorrenza. I produttori di dispositivi, gli operatori e gli utenti possono decidere in che modo utilizzare Android e questo vale anche per le applicazioni.

In altre parole, la questione riguarda il metodo scelto da Google per consentire ai produttori di smartphone e tablet di installare il sistema operativo sui propri device. I concorrenti ritengono che bigG applichi prezzi per le licenze troppo bassi, in modo da favorire la diffusione di prodotti Android e, di conseguenza, delle applicazioni che spingono gli utenti a utilizzare i suoi servizi, finendo così per sfavorire la concorrenza. Nei prossimi mesi si saprà se la richiesta verrà archiviata oppure trasformata in un’indagine effettiva, che in quest’ultimo caso avrà più di un punto in comune con quella riguardante il motore di ricerca che tiene banco ormai da ormai tre anni.

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