Google: un database per la pedopornografia

Google ha sviluppato un database nel quale saranno archiviate tutte le immagini di pedopornografia identificate in rete, così da identificarle e fermarle.
Google ha sviluppato un database nel quale saranno archiviate tutte le immagini di pedopornografia identificate in rete, così da identificarle e fermarle.

Google ha intenzione di investire ulteriormente nella nobile battaglia contro la pedopornografia, ambizione già intrapresa da anni e che ora potrebbe cambiare marcia grazie a nuovi fondi pronti ad essere messi in campo. L’idea è quella di costruire un sistema più efficace di identificazione delle immagini pedopornografiche, così da impedirne la visualizzazione e la condivisione online.

Dietro ogni immagine, ricorda Google, ci sono bambini veri che sono stati oggetto di violenza più volte: durante l’atto pedofilo prima e tramite la condivisione di video ed immagini poi. Per proteggere questi bambini e per migliorare gli strumenti a disposizione degli inquirenti che indagano su questi fatti, Google ha intenzione di costruire un database nel quale milioni di immagini possano essere identificate ed archiviate, generando così un punto di riferimento fondamentale su cui costruire le battaglie successive.

Ogni immagine può essere facilmente identificata come entità univoca grazie a strumenti di “hashing” in grado di trasformare in codice quanto visualizzato nei fotogrammi (strumento originariamente sviluppato nei laboratori Microsoft ed in seguito adottato anche da Facebook). Il database consentirebbe di archiviare tutte le immagini identificate e segnalate da alcune delle associazioni attive nel monitoraggio della rete, bloccando così in modo automatico i doppioni e facilitando l’analisi preventiva alla rimozione. Il database sarà inoltre messo in condivisione anche con altri gruppi attivi sul Web (in primis i motori di ricerca rivali) per consentire a tutti di applicare le rimozioni di cui Google si fa carico.

Il database e gli strumenti sviluppati successivamente potranno godere di un fondo da 2 milioni di dollari (“Child Protection Technology Fund”) attivo a livello internazionale. Le fondazioni attive sul settore avranno la possibilità di segnalare su tale database le immagini scovate, dopodiché lo strumento sarà disponibile per facilitare le ricerche dei bambini e per perseguire chi crea o diffonde immagini di questo tipo. I numeri sono importanti: 17,3 milioni di immagini sono state segnalate dal National Center for Missing and Exploited Children, quadruplicando così l’attività registrata nel 2007. Trattasi di un fenomeno in crescita, insomma, che il Web intende estirpare per allontanare dallo strumento le accuse superficiali di chi vede nel Web un canale privilegiato per lo smercio di materiale di questo tipo.

Il nostro business è di rendere le informazioni universalmente disponibili, ma ci sono certe “informazioni” che non dovrebbero mai essere create o trovate. Possiamo fare molto per assicurarci che non siano disponibili online e per far si che quando le persone condividono questo tipo di contenuti siano catturati e perseguiti.

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