Microsoft non può usare il nome SkyDrive

Un giudice inglese ha stabilito che Microsoft non può usare il nome SkyDrive, in quanto infrange il marchio registrato Sky di BSkyB.
Un giudice inglese ha stabilito che Microsoft non può usare il nome SkyDrive, in quanto infrange il marchio registrato Sky di BSkyB.

SkyDrive infrange il marchio Sky registrato dal British Sky Broadcasting Group (BSkyB), l’operatore di pay TV del Regno Unito. Il giudice Sarah Asplin della England and Wales High Court ha stabilito che l’azienda di Redmond non può usare il nome SkyDrive per identificare il suo servizio di cloud storage nel Regno Unito e nell’Unione Europea. Microsoft, che ha già deciso di presentare appello, potrebbe essere costretta a pagare una somma di denaro o, nel caso peggiore, ad utilizzare un altro nome.

La disputa legale è stata avviata nel mese di giugno 2011, quando BSkyB ha presentato una denuncia contro Microsoft per violazione di due marchi registrati in Europa e nel Regno Unito. L’obiettivo del provider TV è impedire l’uso di SkyDrive come nome del servizio di cloud storage, in quanto ciò può creare confusione tra gli utenti. BSkyB utilizza il termine Sky, seguito da un elemento descrittivo che indica la tipologia del servizio offerto, ad esempio Sky Sports, Sky Digital, Sky Go, Sky Mobile e Sky Photos. Fino a dicembre 2011, l’azienda aveva anche un servizio di storage online, denominato Sky Store & Share.

Microsoft ha cercato di invalidare i quattro marchi Sky, in quanto ritiene sia difficile confondere il suo servizio cloud-based SkyDrive con i servizi pay TV, mobile e online di BSkyB. Il giudice Asplin, invece, ha deciso diversamente. Analizzando alcuni casi del passato, è stato dimostrato che i consumatori non intuiscono subito le differenze tra due servizi o prodotti dal nome simile. Un altro punto a sfavore di Microsoft è la vicinanza tra Sky e SkyDrive sulla Xbox 360.

Nel 2010 BSkyB aveva presentato una denuncia anche contro Skype, ma senza risultato. La vittoria in primo grado contro SkyDrive sembra dunque una sorta di rivincita. Microsoft ha dichiarato che presenterà appello, specificando tuttavia che la causa riguarda solo il nome, non la disponibilità del servizio.

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