La NSA? Incostituzionale

Un giudice federale di Washington ha stabilito che la raccolta delle registrazioni telefoniche da parte della NSA viola la Costituzione degli Stati Uniti.
Un giudice federale di Washington ha stabilito che la raccolta delle registrazioni telefoniche da parte della NSA viola la Costituzione degli Stati Uniti.

Indicriminata e arbitraria. Così viene definita la raccolta a strascico di metadati dei cellulari da parte della NSA. Lo ha scritto ieri nero su bianco il giudice federale Richard Leon, in una sentenza che rappresenta certamente il colpo più duro subito dall’agenzia di sicurezza nazionale americana, perché smonta il perno sul quale ha sempre puntato per giustificare le sue tecniche di sorveglianza.

In 68 graffianti pagine (PDF), nelle quali il giudice della corte di Washington cita il padre della patria James Madison e i Beatles, viene ordinato al governo di fermare la raccolta e di distruggere i dati conservati sinora. Ordine, però, sospeso in attesa di sapere se si procederà per via giudiziaria. La sentenza, infatti, è la risposta al caso sollevato dall’avvocato (conservatore) Larry Klayman e il padre di un crittologo ucciso in Afghanistan nel 2011, che ha fatto parte dell’operazione che ha portato all’uccisione di Osama Bin Laden.


Insomma, questo spionaggio è tutt’altro che “accidentale”, come ha sostenuto soltanto pochi giorni fa il generale Alexander. Lo spionaggio della NSA rivelato al mondo da Edward Snowden scatenando il Datagate è sempre più sul banco degli imputati. In questo caso la violazione riguarda il famoso Quarto Emendamento, ma anche più concretamente l’assenza di prove reali circa l’efficacia di questi metodi:

Il governo non cita un solo caso in cui l’analisi della raccolta dei metadati di massa della NSA abbia effettivamente fermato un attacco terroristico imminente. Ho seri dubbi circa l’efficacia del programma di raccolta come un mezzo per condurre indagini time-sensitive nei casi di pericolo imminente di terrorismo. I querelanti hanno una sostanziale probabilità di mostrare che i loro interessi sulla privacy superano l’interesse del governo.

Finirà alla corte suprema; la soddisfazione di Snowden

Ormai l’amministrazione Obama è cosciente del fatto che la vicenda NSA non sarà risolta solo da una parziale riforma dell’agenzia – tra l’altro le prime proposte hanno molto deluso l’opinione pubblica – e finirà probabilmente alla Corte Suprema, con tutto l’imbarazzo politico e le incognite del caso per la Casa Bianca.


Soddisfatto, invece, il whistleblower Snowden. Per la prima volta si pronuncia un concetto che è precisamente il motivo del suo “tradimento” alla CIA. L’ex contractor dell’intelligence americana ha rilasciato questa dichiarazione, tramite il giornalista di fiducia, Glenn Greenwald:

Ho agito in base alla convinzione che i programmi di sorveglianza di massa della NSA non avrebbero potuto resistere a una sfida costituzionale, e che gli americani meritavano la possibilità di vedere questi problemi determinati da tribunali aperti. Oggi, un programma segreto autorizzata da un tribunale segreto è stato esposto alla luce del giorno e si è compreso che vìola i diritti degli americani. Il primo di molti processi.

Restano sei mesi

Questo il tempo che intercorrerà tra la sentenza e l’appello. La prossima primavera la Casa Bianca dovrà farsi trovare pronta, con le sue raccomandazioni pensate per reggere alla costituzione. Intanto, un funzionario della NSA ha persino suggerito di consentire il rientro senza incriminazione di Snowden in cambio della restituzione di tutti i documenti, ma la proposta è stata per il momento accantonata.

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