Facebook? Un'epidemia che passerà

Uno studio di due ricercatori paragona Facebook a una epidemia e prevede la sua fine: entro tre anni perderà l'80% degli utenti.
Uno studio di due ricercatori paragona Facebook a una epidemia e prevede la sua fine: entro tre anni perderà l'80% degli utenti.

A pochi giorni dal suo decimo compleanno (il 4 febbraio) Facebook viene a scoprire che secondo uno studio dell’Università di Princeton arriverà a malapena all’adolescenza. Il motivo? Si è propagato come un virus e come tale la curva discendente della sua parabola sarà verticale: secondo questa ricerca, nel 2017 potrebbe avere soltanto un utente su cinque rispetto agli attuali.

Nello studio (PDF) intitolato “Modello epidemiologico delle dinamiche online di un social network”, i due ricercatori John Cannarella e Joshua A. Spechler hanno utilizzato la metodologia degli studi epidemiologici per analizzare le dinamiche di adozione/abbandono nei siti internet molto popolari. I dati già noti del caso MySpace sono stati confrontati con le query su Facebook, utilizzando il motore di ricerca Google, e si è notato che ci sono tutti i sintomi di una iniziale fase di abbandono dell’organismo ospite da parte del virus.

Facebook come un virus

Già, proprio a un virus viene paragonato il social di Mark Zuckerberg, e non è il caso di farsi ingannare dai dati del GlobalWebIndex: Facebook resta il primo social del mondo, uno dei siti più cliccati e popolati di iscritti, con indici piuttosto alti di utenti attivi e di frequenza di visite. Molto più alti, per intenderci, di altri social come Twitter o LinkedIn. Allora per quale ragione dovrebbe subire un calo tanto drastico? Lo spiegano i ricercatori:

Le idee, come le malattie, si propagano in modo virale tra le persone, prima di sparire, come viene spiegato efficacemente dai modelli epidemiologici. (…) Negli anni a venire, Facebook subirà un rapido declino, riducendosi al 20% della sua dimensione massima.

Facebook ha perso in tre anni il 25% di utenti nella fascia d’età 13-17 anni. I ricercatori hanno individuato in fenomeni già noti, come l’esplosione delle chat, dell’instant messaging e di altri social più apprezzati dalla cultura visiva dei più giovani, come Pinterest o Vine, tutti in crescita con percentuali a doppia cifra (nel caso di WhatsApp e WeChat, addirittura a tre cifre) l’erosione del consenso giovanile che dovrebbe portare al crollo del sistema in poco tempo.

Interessante confronto, quindi, tra due teorie contrastanti, quella della resistenza di massa e quella dell’abbandono di massa. La prima sostiene che un dato elemento, raggiunta una certa massa, tende a conservarla rispetto ai cambiamenti esterni con più forza della somma di questi cambiamenti: Facebook è una specie di servizio di utilità universale e finché molte persone riterranno comunque indispensabile esserci, in pochi lo lasceranno. La seconda, invece, sostiene che se il corpo smette di crescere le pressioni esterne finiscono per accelerare la diminuzione di massa del corpo: ai primi abbandoni, scatta una fuga di massa attratta verso servizi equiparabili o innovativi.

In termini statistici-digitali, con 1,2 miliardi di iscritti Facebook è molto grande e abitato e ci vorrà tempo prima che gli effetti dell’abbandono dei più giovani si faccia sentire. Ma quanto tempo, precisamente? Oggi Facebook è come una grande città dove ogni anno arriva il 40% in più di 35-50 enni e gli over 55 sono più degli studenti delle superiori. Dovesse cominciare a scattare la dinamica dell’abbandono («non trovo più un amico, lascio anche io»), allora mancando forze fresche, nuove generazioni di utenti, il crollo potrebbe anche sarebbe spaventosamente veloce. La deadline è stata calcolata nello studio: 2017. Ma le previsioni, si sa, sono fatte per essere smentite. Non si sa ancora se in bene o in male.

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