Ecco il piano di Obama sulla NSA

Il piano di riforma accorcia la vita dei metadati telefonici, li lascia agli operatori e ci vorrà un giudice. Neanche citati i non americani.
Il piano di riforma accorcia la vita dei metadati telefonici, li lascia agli operatori e ci vorrà un giudice. Neanche citati i non americani.

Sulla raccolta dei metadati telefoni si passa dagli annunci ai fatti. Così almeno sembra stando alle indiscrezioni del New York Times che ha anticipato alcuni passaggi della riforma del presidente Barack Obama sulle pratiche della NSA. I principi sono, in sostanza, due: i dati saranno raccolti dalle telco; la scadenza prima della loro distruzione si accorcia. Credere che questo incida nella sorveglianza globale sarebbe però ingenuo.

L’amministrazione Obama ha ormai portato a termine il lavoro di riforma annunciato in gennaio – e che fu letteralmente stroncato da Edward Snowden e Julian Assange in diretta televisiva – e che cambierà il metodo di raccolta dei metadati telefonici concesso all’intelligence americana. Questi i cambiamenti:

  • I metadati telefonici saranno conservati soltanto dagli operatori, che li manterranno in disponibilità per un tempo non superiore a quanto normalmente stabilito (18 mesi, prima erano 5 anni).
  • La NSA potrà chiedere di utilizzarli soltanto dopo l’autorizzazione di un giudice: l’iter sarà molto velocizzato per dare la possibilità alla NSA di accedere in tempi adeguati, visto che si tratta di sicurezza nazionale. Le compagnie metteranno a disposizione rapidamente in formato tecnologico compatibile quanto serve e su base continuativa i dati di eventuali nuove chiamate effettuate o ricevute dopo l’ordine della NSA.
  • I passaggi tra obiettivo dell’intelligence e intercettato non saranno superiori a due.

Tempi, pregi e difetti

I tempi di applicazione delle nuove norme sono di almeno tre mesi. Troppo vicina la scadenza dei 90 giorni rinnovati dalla Corte FISC, quindi è probabile che le attuali modalità saranno confermate un’ultima volta prima di essere abbandonate. D’altronde esistono anche problemi politici – con il Congresso – da risolvere prima della sua definitiva approvazione.

Il pregio di queste novità è evidente: la prima e più nota forma di registrazione di massa del caso Datagate viene abbondantemente ridimensionata, andando a discutere per la prima volta lo spirito più duro del Patriot Act, la sezione 2015, frutto della psicologia del post-2001 e delle risposte dell’amministrazione Bush, che alimentò l’idea che per identificare i possibili terroristi si dovesse uscire dal comune recinto giudiziario. Marc Rotenberg, direttore esecutivo dell’Electronic Privacy Information Center, ha definito la proposta dell’amministrazione «un risultato ragionevole».


Meno ragionevole, forse, il problema che viene fatto notare dal Guardian: non solo le proposte di legge attualmente depositate al congresso consentirebbero alla NSA di avere continuamente accesso a tutti i metadati possibili – dato che basta dare una giustificazione flessibile per ottenere l’ok del giudice – ma sia quella di Obama che quelle dei deputati, come quella del repubblicano Mike Rogers e del democratico Dutch Ruppersberger, mancano di riferimenti alla cattura dei metadati di cittadini non americani. Questo nonostante siano sempre più corpose le rivelazioni dai leak di Snowden a proposito della capacità dell’intelligence americana di spiare corpus di conversazioni telefoniche dalle dimensioni di intere nazioni. Questo per non dire dei problemi irrisolti con le web company.

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