Apple è un incubo: parola di ex dipendenti

Apple non è quell'azienda da sogno così come è percepita all'esterno: lavorare a Cupertino sarebbe un incubo, lo confermano gli ex dipendenti.
Apple non è quell'azienda da sogno così come è percepita all'esterno: lavorare a Cupertino sarebbe un incubo, lo confermano gli ex dipendenti.

Non è forse difficile immaginarlo: con tutta quell’attenzione alla segretezza, lavorare per Apple non deve essere semplice. Il fatto che questo vincolo diventi un vero e proprio incubo, però, è qualcosa di inedito per l’azienda di Cupertino, almeno così come la si percepisce dall’esterno. La Mela, l’azienda al top delle classifiche fra le più ambite dai lavoratori, non sarebbe così perfetta così come ritenuto fino a oggi. È quanto svela BusinessInsider, con la pubblicazione di alcune dichiarazioni di ex dipendenti.

Tutti vogliono lavorare per Apple, o almeno così è quel che emerge dalle tante ricerche che, più volte l’anno, cercano di capire quali siano le aziende da sogno nel panorama dell’industria tecnologica. Eppure quella immagine appagante e rilassata che traspare dall’esterno – complice forse anche il progetto del nuovo Campus di Cupertino, una sorta di resort dotato di ogni comfort anche per il dipendente più incontentabile – non trova esattamente conferma fra i dipendenti. Analizzando portali come Quora e Glassdoor, BusinessInsider ha scovato delle recensioni sorprendenti. Come quella di Robert Bowdidge sulla segretezza del gruppo, un vincolo che ha rischiato di distruggere la sua famiglia:

«Non potevo dire a mia moglie nulla: sapeva lavoravo fino a tardi la sera, ma non era a conoscenza di ciò che stavo effettivamente facendo. Quando sono dovuto partire per Manchester per lavorare a fianco delle persone di Transitive, ha chiesto di accompagnarmi. Ho dovuto rifiutare: lavorava per IBM ai tempi e sapevo che il mio superiore sarebbe impazzito al pensiero che il nostro fornitore di chip scoprisse le nostre strategie.»

E pensare come a questa consorte sia toccata comunque una sorte blanda, se paragonata a quella della moglie di uno degli inventori di OS X in versione Intel. Informata dal marito sull’esistenza di un sistema operativo Apple in grado di funzionare su normale hardware per PC – versione il cui nome in codice deriva da un’idea della donna stessa – la dirigenza di Cupertino avrebbe intimato al marito di «farle dimenticare tutto», in una sorta di riprogrammazione mnemonica alla Total Recall.

Non è però tutto, perché le dichiarazioni continuano e diventano via via più inquietanti. Un dipendente anonimo spiega come l’intera azienda sia guidata dal settore marketing e da due misteriosi editori in quel della East Coast, tanto che agli ingegneri verrebbe esplicitamente detto di elaborare funzioni suggerite “da Walt Mossberg”, il famosissimo giornalista del Wall Street Journal. Vi è poi chi sottolinea come l’ambiente di Cupertino sia una pentola a pressione pronta a esplodere in qualsiasi momento, tra tensioni, mobbing, insulti e quant’altro:

«Gestione paranoide, mancanza di rispetto, tensione costante e turni lunghi riassumono la reale cultura nelle operazioni. La maggior parte delle persone nella SDM (Supply Demand Management) lo vedono come qualcosa di necessario e doloroso dopo gli studi, affinché possano poi passare a un migliore occupazione grazie al marchio Apple sui loro curriculum. La cultura lavorativa è strettamente dall’alto verso il basso: qualsiasi tentativo di dar forma, di portare un cambiamento o anche solo di discutere un modo migliore di far qualcosa, è disapprovato quando viene dal basso. “Lavora duramente e a lungo, non lamentarti o non tentare di risolvere una delle miriadi di sistemi e processi fallaci. E non dimenticare che dietro di te ci sono 10 persone in fila pronte a prendere il tuo posto”.

Si è già parlato in passato dell’accusa pubblica di Jordan Price, un ex designer Apple licenziatosi per sia per gli orari di lavoro inconcepibili – tali da impedirgli di passare del tempo con la figlia – che per i supposti soprusi subiti dai superiori. Uno simile scenario è condiviso da una dipendente anonima su Glassdoor, la quale spiega come addirittura non avesse tempo nemmeno per dormire:

«Si lavora molto la sera e spesso non si ha tempo per dormire. Si deve essere reperibili 24 ore su 24, 7 giorni alla settimana.»

Può andar peggio di così? La risposta è ovviamente affermativa. Ingegneri e designer scelti per un nuovo prodotto, infatti, devono subire delle procedure da veri e propri carcerati. Non solo le stanze dove i device sono conservati non hanno finestre, per evitare intrusioni dall’esterno, ma Apple cambierebbe regolarmente le serrature delle porte. Inoltre, ogni dipendente è schedato con nome e cognome e scheda di social security, mentre i device sono incatenati alle scrivanie con cavi simili a quelli delle biciclette.

La veridicità di queste dichiarazioni spontanee deve essere presa ovviamente con le pinze, anche perché non è possibile vagliare quanto di vero vi sia in quel di raccontato e quanto, invece, derivi da altre motivazioni. Apple non ha ufficialmente risposto all’articolo di BusinessInsider, ma chissà che questa raccolta non faccia cadere l’azienda nella classifica delle società più ambite per cui lavorare.

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