Google, brevetti per le lenti a contatto smart

Google ha depositato due nuovi brevetti per la realizzazione di lenti a contatto smart, che tra le altre cose serviranno per combattere il diabete.
Google ha depositato due nuovi brevetti per la realizzazione di lenti a contatto smart, che tra le altre cose serviranno per combattere il diabete.

Nel mese di gennaio Google ha annunciato l’intenzione di realizzare lenti a contatto contro il diabete, ovvero dispositivi da indossare direttamente all’interno dell’occhio, che anziché migliorare la vista come solitamente accade aiuteranno i pazienti a monitorare il livello degli zuccheri nel sangue. Uno strumento per la diagnosi continua, che non richiede test invasivi e può entrare in funzione automaticamente ad intervalli regolari.

Nonostante l’assenza di nuove informazioni in più di tre mesi, la ricerca è proseguita senza sosta nei laboratori di Mountain View, come dimostrano i due nuovi brevetti depositati dal motore di ricerca la scorsa settimana presso USPTO (United States Patent and Trademark Office). Di seguito un estratto del testo allegato alla documentazione, insieme ad un’immagine che aiuta a capire come funzioneranno i sensori integrati nelle lenti a contatto di bigG.

Le lacrime umane contengono una grande varietà di elettroliti inorganici (ad esempio Ca.sup.2+, Mg.sup.2+, Cl.sup.-), soluti organici (glucosio, acido lattico), proteine e lipidi. Le lenti a contatto, con uno o più sensori, possono misurare una o più di queste componenti per fornire una piattaforma non invasiva di diagnosi e monitorare problemi legati alla salute. Un esempio è costituito dalle lenti a contatto per il monitoraggio della glicemia nei pazienti diabetici, utili per tenere sotto controllo il livello di glucosio nel sangue.

Immagini dalla documentazione dei brevetti Google relativi alle lenti a contatto smart

Immagini dalla documentazione dei brevetti Google relativi alle lenti a contatto smart

Osservando bene le due immagini in questione è possibile capire quanto la miniaturizzazione delle componenti giocherà un ruolo di fondamentale importanza nello sviluppo di dispositivi simili. L’ordine di grandezza dei sensori (indicati nello schema con il numero 230) è inferiore al millimetro. L’alimentazione potrebbe rappresentare un problema in questi casi, ma Google è già al lavoro su sistemi in grado di rendere le lenti autonome dal punto di vista energetico.

Da non escludere nemmeno la possibilità di veder integrati microscopici moduli per la comunicazione (tramite interazione con smartphone, tablet o altri dispositivi) e un LED per avvisare l’utente in caso di livelli preoccupanti dello zucchero nel sangue. Ovviamente una tecnologia di questo tipo potrebbe essere sfruttata non solo per il monitoraggio costante della glicemia, ma anche in altri ambiti come l’intrattenimento o la realtà aumentata. Sarà però difficile sovrapporre al campo visivo informazioni come avviene con Google Glass, in quanto la lente a contatto si trova, per definizione, troppo vicina alla superficie dell’occhio, impedendo così la messa a fuoco degli elementi.

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