Salone del Libro, cercando il futuro

Il Salone del Libro di Torino, edizione 2014, è anzitutto una ricerca del futuro della lettura: lo sforzo è condiviso, poiché la rivoluzione è in atto.
Il Salone del Libro di Torino, edizione 2014, è anzitutto una ricerca del futuro della lettura: lo sforzo è condiviso, poiché la rivoluzione è in atto.

Il tema dell’edizione 2014 del Salone Internazionale del Libro di Torino è “Bene in vista”. Sebbene il focus sia sul “bene” in quanto entità, passeggiando tra i corridoi dell’evento sembra poter essere un’altra l’accezione che ha preso il claim: il bambino che usa due rotoli di carta per guardare lontano, sembra essere una metafora dell’intero Salone, che in ogni angolo e in ogni sfumatura sembra proiettato a una ricerca del futuro e della propria identità.

Salone del Libro: cambia lo scenario

All’incontro “Intanto Leggo” organizzato da Book Republic è stato snocciolato il cuore del problema: la lettura è un processo innaturale e tendenzialmente giovane, poiché ha “appena” 5000 anni e in questo lasso di tempo è cambiato più e più volte. Occorre infatti la necessaria consapevolezza storica per capire che in questa fase sta succedendo né più né meno quanto successo quando la scrittura ha messo da parte la cultura orale, o quando la stampa ha scacciato gli amanuensi: la situazione si rimodula con il rimodularsi dello scenario; l’offerta muta con il mutare della domanda; il mercato cambia con il cambiare delle condizioni in cui si sviluppa.

Inutile contrastare il fenomeno, così come inutile è appendersi a nostalgie e romantico attaccamento all'”odore della carta”: c’è un ribaltamento in atto e l’unico modo per cadere in piedi è capire esattamente cosa sta per accadere. Esistono o possono esistere forme nuove di lettura? Si, e negare tale realtà significa ignorare il fatto che i lettori di oggi sono attivissimi sui social network e lontanissimi dalla sequenzialità della carta. Non è solo il libro nella sua accezione più tangibile a decadere: è il concetto stesso di pagine messe in fila a non sposare più il filo conduttore del ragionamento umano, spezzando così quel feeling che cattura l’attenzione, promuove la vendita di un libro e lo rende compagno perenne dell’immaginario intimo del lettore.

La lettura, insomma, è destinata ad uscire dai libri (così come tradizionalmente intesi) in cerca di nuove espressioni e nuove modalità: non c’è modo di invertire la tendenza ed occorre anzi cavalcare l’onda di tale rivoluzione per guardare quale sia il prossimo orizzonte presso cui far incontrare chi scrive (sempre più persone) e chi legge.

Amazon, due anni dopo

Due anni fa Amazon era al Salone del Libro ed era già al centro dell’attenzione: Kindle si presentava come l’iPod dei libri, iniziava a far la voce grossa nel mercato degli ebook e lasciava intravedere ciò che sarebbe stato di lì a poco. La presenza di Amazon non era però propriamente una presenza “amica” agli occhi degli editori presenti al Salone: la figura rivoluzionaria di Jeff Bezos era infatti destabilizzante, cogliendo i più impreparati.

Due anni più tardi Amazon è ancora una volta al centro del Salone, ma in questo caso l’approccio altrui è molto differente. Nel caso specifico Amazon lancia una iniziativa con Giunti Editore che torna a rimettere le librerie al centro del comparto e identifica nuovamente i librai come guide fidate e fondamentali. La selva dei libri è infatti sempre più fitta, la quantità soverchia ormai di gran lunga la qualità e l’importanza di una partnership tra la tradizione e la novità si fa progetto di mutuo interesse.

La differenza nella percezione di Kindle e dell’ecosistema Amazon dal 2012 ad oggi è il termometro primo del cambiamento: l’accettazione dei fatti è un primo passo verso il riconoscimento del problema, dopodiché si sarà fatta la maggior parte del lavoro in vista della sua risoluzione. Le offerte IBS, progetti come Pubcoder ed altro ancora sono i primi sintomi del fatto che il futuro è dietro l’angolo: si tratta soltanto di non aver paura nel fare il passo decisivo.

Il Salone, oggi

Il Salone del Libro, oggi, è un Salone che non deve attendere i dati AIE per capire che le difficoltà siano oggettive: cala il numero dei lettori, cala il numero dei libri letti, cala il volume complessivo della torta da spartire. La tentazione al cadere nel popolare, pur di far quantità, è pertanto evidente: Peppa Pig è la protagonista indiscussa del marketing, il tema food permea stand e profumi nell’aria, le grandi firme dominano le creatività promozionali e gli eroi del calcio restano le principali attrattive per le scolaresche in visita.

E poi e-reader, ovunque: molti gli stand che li mettono in primo piano, come nuova frontiera del marketing o come nuova necessità di vendita. L’ebook è una realtà onnipresente, un elemento dato per scontato laddove prima era invece osteggiato. Prima ancora di ravvedere l’opportunità che rappresenta, l’ebook è diventato la spina nel fianco che non si può rifiutare e che in molti decidono quindi di sfruttare prima di esserne travolti del tutto.

L’importanza del Salone del Libro è in questi incontri: dei giovani con i libri, dei libri con gli ebook, degli ebook con gli editori, degli editori con un nuovo tipo di lettori. Mondo lontani si trovano attorno al comune piacere della lettura, della condivisione del sapere, dell’emozione e della curiosità. Gli occhi scorrono sui titoli e scivolano sulle immagini, incrociando colossi antichi (Treccani, Rai), colossi odierni (Mondadori, Baldini & Castoldi) e nuove startup.

La ricchezza del Salone sembra essere nella contaminazione delle tante culture che si annidano nel ventre della Cultura con la C maiuscola. Perché è nell’incontro, per quanto duro e amaro possa essere in certi casi, che nasce la ricchezza di ognuno.

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