Digital Venice: Renzi, l'Europa, le riforme

Protagonista il semestre italiano alla tavola rotonda al Digital Venice: la Dichiarazione di Venezia come punto di partenza per il continente connesso.
Protagonista il semestre italiano alla tavola rotonda al Digital Venice: la Dichiarazione di Venezia come punto di partenza per il continente connesso.

Come i cavalieri della saga, si sono trovati per risolvere il problema del vecchio continente, che soltanto dieci anni fa era leader nelle telecomunicazioni e oggi guarda Stati Uniti, Cina, Corea del sud, crescere nel mobile broadband, nelle infrastrutture, nel mercato Ict, a ritmi impensabili. L’evento di stamani al Digital Venice ha visto l’incontro al vertice tra il commissario europeo all’agenda digitale, Neelie Kroes, e il presidente del Consiglio italiano, Matteo Renzi, a proposito di un documento comune che rappresenti il punto di partenza per un nuovo ciclo di iniziative per la crescita dell’Europa sotto l’egida del mercato digitale. Parole d’ordine: unico, aperto, libero dall’austerity.

Dopo i saluti di Alessandra Poggiani, è intervenuta subito Neelie Kroes, che in un breve discorso ha sottolineato due aspetti: la giovane età di Matteo Renzi, un presidente digitale per nascita, e la disponibilità europea a concedere flessibilità:

So che potrei andare contro il parere del mio partito, o almeno talvolta di quel che ha pensato il mio partito, ma anche io credo che si debba concedere maggiore flessibilità agli investimenti, ma solo a patto che si sappia davvero cosa fare con questa flessibilità.

Gli interventi

Alla tavola rotonda si sono susseguiti, con 90 secondi a disposizione, tutti gli ospiti di questo summit, importanti attori dell’industria digitale globale, fra cui gli amministratori delegati di tutte le maggiori Telco europee (Deutsche Telekom, France Telecom, Telecom Italia, Telefonica, Vodafone), i responsabili delle policy europee di Google e Facebook, i rappresentanti europei di molte grandi multinazionali Ict come Microsoft, Ibm, Cisco, oltre ai presidenti per l’Europa dei colossi asiatici Huawei e Samsung, e ancora l’ex Mr. Agenda digitale Francesco Caio (oggi ad di Poste italiane), Fadi Chehade, presidente e CEO di ICANN.

Un parterre di tutto rispetto che ha condotto la discussione verso il tema centrale della dichiarazione di Venezia: il single digital market. Unica via, secondo la visione del governo italiano ed europeo, per far crescere un settore che al momento rappresenta il 7% dell’economia complessiva. Si tratta della classica condizione “abilitante”, cioè la premessa senza la quale non è possibile agire. Un mercato unico non può non avere un unico mercato del digitale, il meno burocratizzato possibile, ma dove le regole fiscali, sul copyright, sui pagamenti e sulle transazioni online siano chiare e senza blocchi, discriminazioni tra aziende online e offline, o costi differenziati a seconda dei Paesi. In pratica, superare l’enpasse creatasi tra multinazionli e Bruxelles.

Ciascun intervento si è poi caratterizzato a seconda dello speaker. C’è chi ha promosso i big data come strumento per ridurre i costi delle p.a., chi ha denunciato il rischio di marginalizzazione dell’Europa, chi, come Elio Catania, presidente di Confindustria digitale, si è complimentato per il documento – che varrà per il prossimo incontro sul tema, in ottobre, coi 28 ministri del consiglio europeo – e ha consigliato di concentrarsi sulla realizzazione di pochi, concreti, obiettivi.

Notevoli anche gli interventi dei responsabili dei colossi della Rete, come Facebook, Google, Microsoft, e dei grandi produttori internazionali, che hanno, piuttosto prevedibilmente, spiegato il loro interesse a un mercato digitale unico europeo per dare certezze agli imprenditori e aumentare i posti di lavoro.

Tutta la tavola rotonda ha trovato che l’Europa non meriti affatto la sua attuale posizione, considerando i numeri (510 milioni di abitanti) e le potenzialità, la sua storia, raccomandando di mantenere il digitale al centro del programma politico del prossimo quinquiennio.

Due testimonianze speciali: Federico Marchetti ha ricordato come Leonardo da Vinci avesse previsto Internet, e Benedetta Arese Lucini, dg di Uber Italia, che, fresca del semaforo verde dell’Antitrust italiana, ha rafforzato la sua convinzione di aver fatto bene a tornare nel suo paese per lavorare nell’innovazione digitale. Una curiosità: Neelie Kroes ha strizzato l’occhiolino e alzato il pollice in su verso la Arese alla fine del suo intervento.

L’intervento di Renzi

Come sempre l’intervento di Renzi (in versione integrale nel video successivo) è stato a canovaccio, con qualche improvvisazione ma anche fermezza su alcuni concetti, tutti destinati a far discutere:

Ogni singolo euro investito in infrastrutture digitali va escluso dal Patto di stabilità. La proposta dell’Italia sarà Mercato Digitale Unico e unica Authority Digitale Europea.

Il presidente del Consiglio ha dato anche il titolo, uno slogan, alla relazione tra riforme interne e proposte europee: “Cambiare faccia e interfaccia all’Italia”. Le varie riforme del governo, infatti, vanno a incidere sui problemi del paese proprio tramite la digitalizzazione: musei, tribunali, scuole, pubblica amministrazione, rappresentano terreni di coltura degli interventi sulla lentezza burocratica, l’apprendimento delle competenze informatiche, nuovi posti di lavoro.

Soltanto così l’Italia può diventare credibile in Europa. Se presento le riforme come diktat europei sbaglio tutto: sono per gli italiani.

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