Adesso è tutta colpa di Apple

Reazioni della SIAE e dal ministro ai rialzi di Apple, additata come ritorsiva. Il clima si fa infuocato. E ridicolo.
Reazioni della SIAE e dal ministro ai rialzi di Apple, additata come ritorsiva. Il clima si fa infuocato. E ridicolo.

Discriminatoria, scorretta, ritorsiva. Abbondano gli aggettivi sulla Apple dalle parti dei promotori dell’equo compenso per copia privata, argomento che non finisce di far discutere. L’aumento dei prezzi dei device – ampiamente previsto dai detrattori – ha mandato su tutte le furie la SIAE e ha persino convinto il ministro Dario Franceschini a twittare ancora una volta sul tema.

Sembra di essere finiti in un circo equestre con questa vicenda dell’equo compenso, dove la polemica, invece di concentrarsi sulla discutibile ragione tecnica di questa compensazione, punta tutto sulla dimensione economica e fa dietrologia su questi rialzi. Il ministro Franceschini ha riproposto il paragone con le tariffe francesi e tedesche (qui uno studio sulla copia privata nel mondo che spiega come i costi siano effettivamente superiori, ma nel caso della Germania sono rimasti inapplicati e sono paesi con imposte sul valore aggiunto molto più basse delle nostre), suggerendo così il comportamento “singolare” dell’azienda di Cupertino.

A dargli man forte, ovviamente Francesco Boccia, che ha approfittato dell’occasione per rispolverare la sua amata webtax accusando la Apple di far parte delle multinazionali dedite a elusione fiscale, in riferimento alle indagini di Bruxelles.

La risposta della SIAE

La società degli autori ed editori ha diffuso un comunicato a proposito degli aumenti dei prezzi dei device della mela morsicata, dove altrettanto prevedibilmente sposta l’onere verso la Apple e insiste a collegare il destino del costo aggiuntivo su questi oggetti a quello della più generica Cultura e addirittura sfida l’azienda minacciando pratiche di vendita concorrenziale:

L’incremento dei prezzi dei dispositivi Apple dimostra ancora una volta come la multinazionale americana abbia come unico obiettivo quello di aumentare i propri profitti attraverso la discriminazione dei consumatori italiani rispetto a quelli degli altri Paesi europei dove, pur in presenza di una copia privata più elevata, i prezzi restano notevolmente più bassi. (…)
Inoltre, per dimostrare la scorrettezza del colosso americano, la SIAE si riserva di vendere in Italia iPhone ai prezzi francesi, favorendo così i consumatori ed evitandone l’ingiustificata depredazione decisa dall’azienda di Cupertino. La SIAE invita, infine, tutte le associazioni dei consumatori a unirsi alla Società per difendere i consumatori italiani e la cultura del nostro Paese.

La perdita di ogni neutralità

Quello che sta accadendo è senza precedenti: lo ha giustamente fatto notare Massimo Mantellini, che ha ricordato che il ministro Franceschini non dovrebbe partecipare in questo modo al dibattito facendosi carico di un punto di vista troppo arbitrario, e con toni pressoché sovrapponibili.

È impossibile, anche con tutta la partigianeria, non notare le fortissime contraddizioni di questa iniziativa dei Beni culturali: un decreto che in pratica – con la scusa della copia privata, ormai obsoleta rispetto alle abitudini dei consumatori – fa pagare all’industria dei contenitori un costo che sussidia quella dei contenuti. Per quale ragione? Sempre più arduo comprenderlo. Forse in Italia tornerebbe un clima migliore se ciascuno si occupasse degli aumenti propri, invece di contare su quelli altrui.

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