Backdoor di iOS 7: la polemica continua

L'esperto forense Jonathan Zdziarski risponde ai documenti rilasciati da Apple sulla questione backdoor di iOS 7: si tratterebbe di un'ammissione di colpa.
L'esperto forense Jonathan Zdziarski risponde ai documenti rilasciati da Apple sulla questione backdoor di iOS 7: si tratterebbe di un'ammissione di colpa.

Nonostante la pronta smentita di Apple, non si placa la polemica sulla supposta presenza di backdoor governative in iOS 7, ormai da un paio di giorni tramutatasi sui social network in una vera e propria teoria del complotto. A seguito della pubblicazione del breve documento esplicativo sui processi del sistema operativo, Jonathan Zdziarski ha voluto rispondere al gruppo californiano. Le motivazioni di Apple non sarebbero esaurienti e il mistero tutt’altro che svelato.

Il tutto nasce qualche giorno fa, quando l’esperto forense Jonathan Zdziarski ha spiegato l’esistenza di alcuni servizi in iOS 7 che potrebbero essere stati introdotti per agevolare alcune istanze di sorveglianza, sfruttando connessioni USB, reti WiFi e forse anche i network cellulari. Un portavoce di Apple ha smentito qualsiasi tipo di coinvolgimento con le autorità delle varie nazioni in cui è presente, quindi l’azienda ha rilasciato un documento per spiegare a cosa servano in realtà i processi sotto accusa. Sì è quindi pensato la polemica potesse finalmente sgonfiarsi, a quanto pare così non sarà: Zdziarski non sembra essere pienamente soddisfatto dell’intervento di Cupertino. Così scrive sul suo sito ufficiale:

«Rendo merito ad Apple di aver riconosciuto questi servizi, e almeno di aver cercato di dare una risposta a quanti vogliono sapere perché tali servizi siano presenti – prima di tutto questo, non vi era nessuna documentazione sul file relay e sui suoi 44 processi ideati per copiare dati personali. Apple sembra comunque ingannevole sulle capacità dei processi, nel sminuirli, e questo mi preoccupa. Mi chiedo se i piani alti di Apple siano davvero consapevoli di quante informazioni non-diagnostiche vengano copiate, senza fili, bypassando la crittografia dei backup. Per quanto Apple stia minimizzando, sospetto che sistemerà gran parte dei problemi che ho sollevato nelle versioni future. Almeno lo spero. Sarebbe davvero irresponsabile per Apple non rispondere a queste questioni, soprattutto ora che il pubblico le conosce.»

Mentre in quel di Cupertino il documento rilasciato serve per smentire ogni funesta interferenza governativa, per l’esperto la pubblicazione non è altro che il riconoscimento delle backdoor. Backdoor in senso lato, afferma: non come considerato dall’opinione comune, quindi una breccia deliberata nel sistema operativo per mettere a repentaglio l’utente, piuttosto una tecnica non propriamente sicura che potrebbe essere utilizzata dalle autorità per monitorare gli utenti, anche qualora Apple non ne fosse completamente consapevole. La diatriba sulla privacy, in altre parole, non è destinata a concludersi presto: quando durerà questo fuoco incrociato di botta e risposta?

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