Pisa, la patente per operare con il robot Da Vinci

L'EndoCAS di Pisa è stato scelto tra i 10 centri al mondo per il rilascio della patente che permetterà ai chirurghi di operare con il robot Da Vinci.
L'EndoCAS di Pisa è stato scelto tra i 10 centri al mondo per il rilascio della patente che permetterà ai chirurghi di operare con il robot Da Vinci.

Sarà il centro EndoCAS dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Pisa uno dei dieci centri al mondo tra quelli abilitati al rilascio della patente per l’utilizzo del robot Da Vinci, il rivoluzionario sistema di chirurgia robotica con cui, solo nello scorso anno, sono state eseguite più di 500 mila operazioni nel mondo.

La notizia è stata annunciata in via ufficiale nelle scorse ore nella Sala Mappamondi del rettorato dell’Università di Pisa ed è di fondamentale importanza per la ricerca italiana, soprattutto se si pensa che in tutto il globo sono stati installati più di tremila robot Da Vinci per chirurgia. Tra 3000 centri, l’EndoCAS di Pisa (centro ospedaliero di Cisanello) è stato dunque scelto – insieme ad altri nove – per partecipare allo studio per il rilascio della patente a livello internazionale per utilizzare questo particolare sistema, che consente ai chirurghi di operare con una massima precisione, in maniera del tutto sicura, nei seguenti settori: urologia, ginecologia, chirurgia generale, chirurgia toracica, cardiochirurgia e chirurgia dei trapianti.

Attualmente esistono diversi programmi di addestramento all’uso di questo apparato, ideati per insegnare ai chirurghi come utilizzare il robot Da Vinci, «ma nessuno di essi è riconosciuto a livello internazionale come standard richiesto a coloro che si avvicinano alla chirurgia robotica». Invece oggi, l’Università di Pisa viene abilitata a rilasciare una sorta di vera e propria “patente”, che servirà anche a prevenire eventuali conseguenze negative di questi interventi chirurgici così innovativi. Fondata da Franco Mosca e diretta da Mauro Ferrari, l’EndoCAS sarà dunque l’unica protagonista italiana a partecipare «alla commissione che deciderà quali caratteristiche dovranno avere i chirurghi robotici, per essere accreditati. Il College of Surgeon ci ha scelti come unico centro in Italia per l’addestramento dei chirurghi, attraverso il metodo della simulazione», spiega il fondatore del centro di eccellenza italiano.

Il processo di stesura e validazione del protocollo di addestramento per l’uso del robot Da Vinci a Pisa inizierà a ottobre e durerà un anno. Sarà guidato dall’ingegner Andrea Moglia, in collaborazione con le équipe di chirurgia dell’AOUP coordinate dal professor Ugo Boggi e dai dottori Luca Morelli e Franca Melfi. Ai lavori parteciperanno anche l’ingegner Vincenzo Ferrari di EndoCAS, il professor Alfred Cuschieri della Scuola Superiore Sant’Anna e il professor Giuseppe Turchetti, economista anch’egli della Scuola Sant’Anna. Trattasi di una notizia di fondamentale importanza per la ricerca italiana e, a tal proposito, abbiamo contattato l’Università di Pisa per chiedere delucidazioni in merito al peculiare robot e all’innovazione in Italia.

  • Può spiegarci il funzionamento del robot Da Vinci? In particolare, quali sono i suoi vantaggi rispetto ai metodi tradizionali di chirurgia?
    Il da Vinci è un sistema di telechirurgia: permette ad un chirurgo seduto ad una consolle chiamata master di comandare a distanza un carrello (chiamato slave) coi bracci robotizzati su cui sono agganciati gli strumenti chirurgici che vengono inseriti nel corpo del paziente per operare. È nato nel settore militare con l’idea di operare i soldati da postazione remota. Come la laparoscopia da cui è derivata la chirurgia robotica permette di operare facendo passare gli strumenti attraverso fori sottili anziché fare il classico taglio invasivo. In tal modo si ha il vantaggio dal punto di vista estetico per il paziente ma soprattutto i tempi di degenza e le complicazioni si riducono notevolmente. Rispetto alla laparoscopia ha una maggior manovrabilità perché gli strumenti col robot vengono manovrati da una sorta di polso robotizzato. Inoltre il robot elimina l’effetto fulcro della laparoscopia ed i tremori della mano umana vengono annullati dal controllo del robot.
  • È sicuro, per il paziente, farsi operare con il robot Da Vinci?
    Farsi operare col robot è sicuro. Il robot da Vinci infatti ha ottenuto l’approvazione dalla Food and Drug Administration (FDA) nel 2000.
  • Cosa può fare la robotica per la chirurgia?
    La robotica può essere usata in varie specialità chirurgiche, tra cui urologia, ginecologia, chirurgia generale, toracica, cardiochirurgia, otorinolaringoiatria, fino alla chirurgia dei trapianti. Esistono inoltre robot per l’ortopedia (per operare il ginocchio, l’anca e la colonna vertebrale).
  • Com’è posizionata l’Italia in tema di innovazione in ambito chirurgico/medicale?
    L’Italia è storicamente un mercato importante. Oggi occupa la quarta posizione dietro a Stati Uniti, Giappone e Francia. Per quanto riguarda i da Vinci installati, in Italia ce ne sono 65.
  • Cosa si può fare per stimolare ulteriormente il settore nel nostro Paese?
    Preciso che l’azienda che commercializza il robot da Vinci ha sede in California. In Italia bisognerebbe evitare che il da Vinci (il cui acquisto è particolarmente oneroso) venga sottoutilizzato, come accaduto negli ultimi anni in alcuni centri.In Italia servirebbe investire per creare centri di formazione di alto livello, paragonabili a quelli di altre nazioni e dotati di tecnologie innovative come i simulatori virtuali per addestrare chi si avvicina alla chirurgia robotica.

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