Renzi al battesimo dei Digital Champions

C'era anche Matteo Renzi al battesimo dei primi 100 Digital Champions che porteranno in Italia il verbo della digitalizzazione.
C'era anche Matteo Renzi al battesimo dei primi 100 Digital Champions che porteranno in Italia il verbo della digitalizzazione.

Ci sono anche Matteo Renzi e Marianna Madia nel giorno in cui Riccardo Luna lancia il progetto Digital Champions. 100 nomi, un solo hashtag, decine di selfie e un fronte comune: è nata una nuova associazione, fondata in diretta su Twitter, ed è costituita dai 100 volontari che si sono offerti per diventare Digital Champion dei rispettivi comuni.

Cosa sia un Digital Champion ancora non è cosa data a sapere: sebbene le dichiarazioni di intento siano pubbliche e trasparenti, tra le righe dei messaggi emozionali trasmessi non v’è ancora la necessaria chiarezza per distinguere i confini di un ruolo che, partendo dal presupposto del gratis, dovrà fare opera divulgativa e pedagogica per stimolare la digitalizzazione del paese. Gli endorsement di Fiorello, Alessandra Poggiani e Telecom Italia, oltre all’appoggio degli amici degli amici (o follower dei follower) sono l’humus che nutre l’entusiasmo dei presenti: grandi sorrisi, grande carica, dopodiché l’esercito del “fare” dovrà iniziare ad operare per rispondere a quell’unico obbligo che si è preposto: fare.

Il sostegno di Renzi è feroce e motivazionale: «l’Italia non è un insieme di sfighe» tuona il premier, ricordando altresì che la scelta è caduta sui migliori e che quindi non c’è possibilità alcuna di sbagliare. La presentazione arriva al culmine quando vengono elencati i 100 “Digital Champions” che, una volta saliti sul palco, sono ritratti nella foto ricordo che introduce alla nuova avventura: saranno diffusi sul territorio, opereranno a titolo gratuito e toccherà a loro nominare ulteriori Digital Champions da proporre per arrivare all’obiettivo degli 8000 finali.

La lista è variegata, con alcune eccellenze assolute quali Mauro Del Rio (fondatore di Buongiorno), Davide Dattoli (il padre di Talent Garden), Guido Scorza ed Ernesto Belisario (avvocati da tempo attivi in problemi legati a Internet e diritto), nonché nomi noti per il loro lungo attivismo online quali Alessandro Bogliolo, Marco Camisani Calzolari, Roberta Milano, Caterina Policaro, Mirko Lalli o Gianluigi Cogo. Il clima di entusiasmo è tangibile e porta l’hashtag #digitalchampions ad un frenetico aggiornamento durante i minuti della presentazione, vissuto così in diretta live anche da chi non ha potuto presenziare. L’elenco completo è disponibile sul sito ufficiale del movimento, con tanto di mappa interattiva che consente di localizzare il DC più vicino alla propria zona.

Digital Champions: inizia la sfida

L’obiettivo è quello di «Andare dai Sindaci italiani porta a porta e dargli una mano per tirar fuori quello che serve ai cittadini». La logica “push” ispirata da questa frase sembra non proseguire in modo lineare quella logica da “help desk” che soltanto poche ore prima veniva indicata tra i ruoli dei “nominati”, ma la sensazione è quella di aver di fronte un cantiere volutamente aperto, pronto a cambiare in corso d’opera per affondare il colpo al meglio ed al contempo parare le stilettate dei detrattori.

L’unità di intenti è evidente, per certi versi anche ovvia e doverosa: fa parte di un certo tipo di ambiente la pulsione all’innovazione come possibile ingrediente decisivo per consegnare all’Italia le chiavi della svolta: un credo certe volte ingenuo e fin troppo carico di fragile entusiasmo, ma dalle basi forti ed impossibile da ignorare. Anche dalla politica: Renzi abbraccia i 100 Digital Champions in un discorso che li rende alfieri della sua immagine politica, in Italia come in Europa, per sottolinearne il tentativo di svecchiare il paese ed i suoi peggiori difetti.

Saremo i medici senza frontiere dell’innovazione

Riccardo Luna

Oggi è il giorno dei sorrisi e dell’entusiasmo, ma verrà il momento anche per le riflessioni di metodo e di principio. Poi sarà l’ora della verifica: il movimento che vuol “fare” invece che “parlare”, si presenta come movimento di consulenza ed in questo approccio dimostra un immediato paradosso di fondo. Ma di fronte ad un cantiere aperto, fatto di nomi illustri e curriculum di sicuro prestigio, c’è poco da obiettare e tutto da capire. E porgere i migliori auguri ai 100 Digital Champions è inoltre doveroso, in attesa di carpirne intenti, organizzazione e principi. Perché un movimento del “fare” non può che essere giudicato sui fatti.

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