Billboard: anche lo streaming per la Top 200

Dal 3 dicembre il colosso Billboard includerà vendite digitali singole e streaming nella definizione della classifica Top 200: trema l'industria musicale.
Dal 3 dicembre il colosso Billboard includerà vendite digitali singole e streaming nella definizione della classifica Top 200: trema l'industria musicale.

Billboard annuncia un’importante rivoluzione per la sua Top 200, una delle classifiche musicali più importanti per l’industria musicale di tutto il mondo. Dal 3 dicembre, infatti, la società inizierà a conteggiare anche lo streaming per la definizione delle posizioni, andando così a prendere nota di un mercato che oggi è sempre meno fatto di vendite e più concentrato sul consumo on-the-go. E chissà che una simile decisione non convinca Taylor Swift, da qualche settimana nemica giurata dello streaming, a tornare su Spotify.

Fra pochi giorni il colosso Billboard, uno dei più autorevoli per la certificazione della distribuzione dei dischi, inizierà a prendere in considerazione lo streaming e le vendite digitali singole nella sua Top 200. Si tratta della classifica più importante degli Stati Uniti, nonché di riflesso a livello internazionale, capace di definire nuovi trend e le abitudini di consumo degli ascoltatori.

Al momento, la lista si basa unicamente sui dati retail, sia fisici che digitali, della vendita degli album. A breve verranno però introdotti anche Spotify, Beats Music e i principali attori dello streaming musicale, per definire la popolarità di un disco. E c’è già chi trema, poiché non sempre gli artisti più gettonati nelle vendite sono gli stessi che conquistano il popolo dei navigatori.

Per raggiungere questo obiettivo, è stato elaborato un particolare algoritmo che mira ad assicurare la piena parità tra disco venduto e ascoltato online. Dal 3 dicembre, perciò, 10 acquisti di canzoni individuali oppure 1.500 stream saranno conteggiati quanto la vendita di un singolo album. Inoltre, verranno presi in considerazione solo quei servizi che garantiscono un ascolto on-demand, tra cui appunto Spotify e Beats, mentre saranno esclusi i portali con playlist definite dall’alto come iTunes Radio e Pandora. La motivazione è semplice: in mancanza di una scelta attiva da parte dell’utente, non è possibile paragonare lo streaming all’acquisto, poiché questi servizi somigliano più alle classiche emittenti FM.

Così come lo stesso colosso spiega, l’introduzione di download singoli e dello streaming permetterà di definire delle classifiche più profonde e rappresentative dei gusti del pubblico. L’acquisto di un disco spiega infatti soltanto il possesso, ma non è dato sapere se l’acquirente abbia ascoltato i brani una volta sola o per centinaia di ripetizioni. Con il tracking possibile sui contenuti online, invece, si riceverà una fotografia più fedele di quel che sta accadendo in campo musicale.

La metodologia scelta da Billboard rimane comunque aperta e pronta ad adattarsi alle esigenze sia del mercato che dei consumatori. L’algoritmo, di conseguenza, è soggetto a modifiche nei prossimi mesi.

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