Ebook al 4%: un segnale all'Europa

La Commissione Bilancio approva l'emendamento sugli ebook nonostante sia vietato in Europa. Ma c'è una strategia politica.
La Commissione Bilancio approva l'emendamento sugli ebook nonostante sia vietato in Europa. Ma c'è una strategia politica.

Libri elettronici e cartacei con la stessa imposta, al 4%. L’obiettivo più volte dichiarato dal ministro Dario Franceschini e sponsorizzato da un lungo fronte che va dai consumatori agli editori, da ieri è più vicino dopo che la Commissione Bilancio ha approvato l’emendamento alla legge di stabilità che conferma – e dunque trova le coperture di 7 milioni di euro – la parificazione nel trattamento fiscale. Tutti sanno però che il quadro normativo europeo lo impedisce: significa che il Parlamento potrebbe approvare una disposizione fuorilegge? In realtà c’è una strategia precisa.

Come anticipato dallo stesso ministro, quando ha preso in carico la campagna “Un libro è un libro” (30 mila conversazioni online in tre settimane) volta a fare pressioni perché fosse cancellata l’ormai assurda discriminazione tra queste due forme di lettura, l’intenzione era quella di proporre un emendamento che cancellasse questa disparità. La Commissione Bilancio ha approvato il testo che prevede «ai fini della imposta sul valore aggiunto, di considerare libri tutte le pubblicazioni identificate da codice Isbn e veicolate attraverso qualsiasi supporto fisico o tramite mezzi di comunicazione elettronica». Un primo passo importante, e necessario, che il ministro definisce anche coraggioso. E ne ha ben donde: tecnicamente, l’Italia è in infrazione europea. Per quale motivo allora la maggioranza ha votato l’emendamento?

La questione europea

La questione dell’iva sugli ebook è legata alle norme fiscali continentali e alla lentissima burocrazia di Bruxelles-Strasburgo, insieme (è bene dirlo) alla scarsa simpatia per questa battaglia di alcuni paesi del nord europa e soprattutto della Gran Bretagna, che hanno fatto mancare fino ad oggi il presupposto per modificare l’imposta. Il messaggio del governo e, quando verrà votata la legge di stabilità, del Parlamento italiano è chiaramente indirizzato all’Europa. Ci sono delle precise deadline da rispettare, nelle quali Franceschini spera di giostrare senza incorrere in una infrazione EU.

La tecnica è in un certo senso quella dei due forni: due azioni in luoghi diversi apparentemente di segno opposto, ma che servono allo stesso scopo. Il Parlamento italiano legifera, forzando la mano; in Europa Franceschini porterà l’iniziativa durante il prossimo consiglio dei ministri europeo, per produrre un documento da consegnare all’Ecofin. Queste le date:

  • 25 novembre: Consiglio europeo dei ministri della Cultura. In questa sede, Dario Franceschini si presenterà con l’approvazione in commissione dell’emendamento sull’Iva al 4%. In questa occasione, l’obiettivo è redarre un documento (non vincolante) sull’Iva degli ebook da inoltrare al prossimo Ecofin.
  • 27novembre: Il giorno in cui la legge di Stabilità inizierà il suo percorso di votazione in Aula. Prima alla Camera, poi al Senato. A meno di stralci o clamorosi passi indietro, e considerando la probabile fiducia del governo che manterrebbe il testo a quello uscito in commissione, entro la fine dell’anno la legge verrà approvata e con essa la nuova fiscalità sugli ebook.
  • 9 dicembre: Riunione dell’Ecofin. Il consiglio dei ministri dell’economia e delle finanze degli stati membri valuterà il documento prodotto dai colleghi della cultura. Questo è il passaggio fondamentale: in caso non si trovi l’accordo, la proposta italiana non avrebbe l’imprimatur europeo e infrangerebbe le norme.

L’infrazione non è immediata

In caso l’ecofin non accolga il documento promosso dal semestre italiano, l’emendamento nella legge di stabilità sarebbe illecito, ma l’infrazione non è un processo immediato. Bruxelles prima informerebbe il governo della sua conoscenza della legge, notificherebbe il sospetto di infrazione, poi comunicherebbe il monito a modificare la legge e passerebbero mesi prima di una eventuale multa. Il governo ha pensato di fare propria la causa sfruttando il tempo a disposizione e approfittando delle occasioni di confronto tra gli stati membri.

Il mercato degli ebook in Italia

In Italia i device per la lettura digitale stanno conoscendo una forte diffusione: nel 2013 gli e-reader acquistati sono stati 2,4 milioni (+34,2%), i tablet 6,3 milioni (+65,7%) e gli smartphone 26,2 milioni (+43,0%). A essere in crescita è anche il tempo che gli italiani passano in loro compagnia. Già oggi la lettura digitale, che nel 2013 ha registrato un +18%, cresce più di quanto non faccia la lettura dei libri di carta che, al contrario, nell’ultimo anno ha perso il 6,1%. In Italia gli ebook sono sempre più scaricati, ma il fatturato è debole, con 40 milioni di euro e l’Iva al 22% che limita la crescita e consente paradossi come i pdf statici per la scuola a soli due euro in meno rispetto alla versione cartacea, nonostante l’enorme differenza in termini di costi vivi per l’editore. Il fatto che l’AIE appoggi l’iniziativa significa esporsi rispetto a chi critica il settore industriale, perché senza questa disparità di imposte gli editori avrebbero molte meno ragioni per tenere così alti i prezzi degli ebook.

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