AstroSamantha, perché sognare è importante

Il viaggio di Samantha Cristoforetti sulla Stazione Spaziale farà sognare milioni di bambini e bambine pronti a far propria una nuova ambizione.
Il viaggio di Samantha Cristoforetti sulla Stazione Spaziale farà sognare milioni di bambini e bambine pronti a far propria una nuova ambizione.

Come la fantascienza è sempre stata l’anticamera della scienza, così gli astronauti sono sempre stati l’anticamera dell’ingegneria. Jeff Bezos l’ha detto senza mezzi termini soltanto pochi mesi fa: senza lo sbarco sulla Luna, oggi non avremo quella propulsione alla ricerca che ancora oggi è vivo nell’immaginario di una generazione intera. Samantha Cristoforetti, e assieme a lei i recenti Parmitano e Nespoli, sono volti che hanno un significato che va oltre la realtà che li circonda: la loro importanza è sì un dato di fatto, ma è anche una proiezione.

Non c’è innovazione se non c’è un sogno a portarla avanti. Il sorriso di Nespoli, la simpatia di Parmitano e il volto semplice di Cristoforetti sono gli avamposti dell’Italia del merito, quella che con studi e impegno ha dato corpo ad una fantasia: viaggiare attorno alla terra, indossare i panni dell’astronauta e vedere un’alba ogni 90 minuti. Se ingegneria e scienza non hanno quell’appeal necessario per stimolare la fantasia e l’istinto, altri elementi concorrono però nel creare l’immaginario che ha il dovere di accendere una scintilla negli occhi dei più giovani.

Se lo sbarco sulla Luna avvenne su tv in bianco e nero, oggi l’aggancio alla stazione spaziale avviene in diretta streaming, con tanto di dialogo diretto via Twitter e immagini che arrivano sulla terra in alta definizione. Oggi la missione spaziale non la si guarda: la si vive. Oggi c’è uno storytelling collettivo fatto tanto dai protagonisti, quanto dalle agenzie spaziali coinvolte, quanto ancora da tutti i giornalisti che hanno seguito le missioni da vicino. E per tutti la componente emotiva è evidentemente abbondante: c’è molta emozione da raccontare e poche nozioni, rese peraltro più semplici da video di esempio che spiegano per una comprensione collettiva ciò che significa partire con la Soyuz, arrivare su una stazione orbitante e viverci per molti mesi in assenza di gravità.

Il giorno dopo si potrebbe guardare il bicchiere mezzo pieno o il bicchiere mezzo vuoto. Quello mezzo vuoto mette #Futura42 soltanto al quarto posto tra i trend più seguiti in Italia, anteponendo calcio, politica e musica a quella che è stata la missione di Samantha; quello pieno è fatto invece di immagini e tweet di incoraggiamento. Chissà, tra questi potrebbe esserci un nuovo ingegnere in erba che tra molti anni ispirerà altrettanti follower, alla ricerca di un nuovo limite da raggiungere e superare.

La storia di Samantha inizia comunque soltanto oggi: i suoi messaggi dallo spazio saranno veicolati a terra tramite giornali, social media e tv, ma il messaggio che passa sarà in molti casi più emozionale che informativo: c’è anzitutto bisogno di immaginare e di emozionare, così che la parola “astronauta” non possa mai perdere quella valenza esplosiva che da decenni conserva intatta. Samantha Cristoforetti ne è l’ultima testimonial in ordine cronologico e per sei mesi il suo sorriso da ragazza semplice avrà una responsabilità grandissima: ispirare l’Italia, far sognare qualche bambino e far capire che non c’è limite a nulla che non sia il cielo.

Ho preso il mio computer e sono tornata a letto. La mia ultima volta nel letto per molti mesi. Chissà se al mio corpo mancherà o se gli piacerà dormire in assenza di peso. Il pisolino è stato bizzarro: una parte del mio cervello stava sognando, un’altra parte era sveglia e mi guardava sognare. Ma è come sono stati gli ultimi giorni: una parte di me stava vivendo tutti gli eventi, gli incontri, le tradizioni dei giorni scorsi, e una parte di me stava quasi guardando scorrere un film. […] La posta elettronica è configurata con le risposte automatiche per l’assenza dall’ufficio: forte poter scrivere “Mi dispiace, sono fuori dal pianeta per un po’”.

Samantha Cristoforetti, Avamposto 42

E se quel bambino si porrà un interrogativo, cercando tra i propri desideri quale sia il più grande e assoluto, magari stimolato anche dal viaggio parallelo della ricerca italiana che ha viaggiato con Rosetta, anche in questo caso la risposta sarà pronta: 42. Semplicemente, 42. Di nuovo, 42.

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