Roaming e neutralità, a Bruxelles è tutto sospeso

Come previsto, il Consiglio d'Europa si limita ad accogliere lo stato delle cose fotografato dall'Italia. Non c'è accordo sui temi caldi del pacchetto tcl.
Come previsto, il Consiglio d'Europa si limita ad accogliere lo stato delle cose fotografato dall'Italia. Non c'è accordo sui temi caldi del pacchetto tcl.

Uno “state of play” miracolosamente equilibrato e un arrivederci alla prossima. Il consiglio d’europa sul TTE (il pacchetto telecomunicazioni ereditato da Neelie Kroes e l’Europarlamento) non ha prodotto nient’altro, come ampiamente previsto. Le posizioni continentali e atlantiche sono in questo momento impossibili da raccordare, come spiegato dal sottosegretario Giacomelli a Roma due giorni fa, e se il suo discorso rappresenta un passo avanti rispetto alle critiche internazionali, la presidenza italiana non ne esce molto bene.

Le parole di Antonello Giacomelli hanno riconciliato le posizioni e salvato il principio che con fatica l’Italia, nel suo semestre, ha cercato di portare avanti: la neutralità della Rete come valore di riferimento nel contesto di una ri-contestualizzazione attenta a non fornire il pretesto per l’accrescimento delle imposizione degli Over the Top del mercato. Soluzione a parole, non tecnica, come ha correttamente precisato il sottosegretario nel suo discorso oggi a Bruxelles:

la proposta che noi avanziamo è di liberare la riflessione in corso dal contrasto tra le ragioni degli operatori e quelle degli Ott, rimettendo invece al centro l’interesse, o ancor meglio il diritto del cittadino utente, rispetto al quale vanno definite le posizioni di tutti i soggetti economici. Dobbiamo partire dal considerare a tutti gli effetti l’accesso adeguato alla rete un servizio universale, un diritto fondamentale, un bene essenziale.

I prossimi passi

Si torna sulle posizioni classiche, a partire dalle dichiarazioni di sole 24 ore fa del commissario al single digital market, Andrus Ansip, e dall’ultima mozione dell’Europarlamento che sul sostegno ai consumatori nel mercato digitale riafferma fortemente il principio della net neutrality. E si riparte, quindi, dal punto 9 della risoluzione di Strasburgo che sostiene:

Tutto il traffico Internet dovrebbe essere trattato allo stesso modo, senza
discriminazioni, restrizioni o interferenze, indipendentemente dalla fonte, dalla
destinazione, dal tipo, dai contenuti, dal dispositivo, dal servizio o dall’applicazione.


Non si capirà mai bene cosa è successo e perché tra il documento italiano e le parole politiche di chi lo ha presentato ci sia stata questa visibile differenza, in fondo il commento migliore è quello dell’avvocato Guido Scorza (uno dei pochi ad aver avuto accesso alla documentazione prima della sua pubblicazione):

Purtroppo, nonostante l’apprezzabile “colpo di reni democratico” delle ultime ore, il semestre europeo di Presidenza italiana, si avvicina alla chiusura senza che siano stati fatti grandi passi avanti nella fissazione del principio della net neutrality come principio ispiratore della politica europea in materia di telecomunicazioni. Almeno però, forse, non passeremo alla storia per quelli che hanno fatto fare all’Europa un passo indietro.

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