A New York il Bitcoin è esentasse

Lo Stato di NY stabilisce che le crittomonete non sono soggette alla tassazione sul valore e sono beni intangibili: scambiarle è come il baratto.
Lo Stato di NY stabilisce che le crittomonete non sono soggette alla tassazione sul valore e sono beni intangibili: scambiarle è come il baratto.

Ai fini fiscali, le crittomonete sono beni intangibili, scambiarle è come il baratto e sono esenti da Iva. Questo è stato stabilito dallo stato di New York, che pochi giorni fa ha chiarito un aspetto sul quale c’era un grande interrogativo. In quello stato americano, dunque, le operazioni sui Bitcoin come su tutte le altre monete virtuali saranno esentasse.

Bella forza, direbbe qualcuno: il documento del governo newyorchese non poteva certo modificare la natura fortemente anti-statuale della crittovaluta, ma è pur vero che queste monete sono anche convertibili, e con esse si possono anche acquistare beni e servizi (ma non pagare le tasse). Così la risposta del governo di uno degli stati frontiere delle crittovalute ha scritto nero su bianco:

L’uso da parte di un cliente di moneta virtuale convertibile per pagare beni o servizi forniti a New York è trattato come una operazione di baratto. Ai fini fiscali delle vendite, la moneta virtuale è una proprietà immateriale. Dal momento che l’acquisto o l’uso di un bene immateriale non è soggetto a imposte sulle vendite, qualsiasi moneta virtuale convertibile ricevuta da una parte di una operazione di baratto non è soggetta ad IVA.

Un chiarimento per i commercianti, una presa in giro per la community

La questione nasceva dalla necessità di chiarire le procedure esatte per i commercianti che desiderano utilizzare le monete virtuali nelle loro operazioni di vendita, uno degli infiniti scenari di transizione di denaro che più avevano destato una sana curiosità negli addetti ai lavori e nel mondo dell’economia reale. Viene risolta in questo modo: dato per assodato che un venditore accetta monete virtuali per l’acquisto di un bene materiale che dovrà registrare al momento della vendita, le tasse sono sul valore di quell’oggetto in dollari, dunque che sia necessario convertire altre monete non ha rilevanza, perché il venditore dovrà comunque pagare sull’imponibile dettato dalla vendita di un bene che ha un valore stabilito in moneta corrente. Tuttavia, alla community, scottata dalle proposte sulla licenza Bitcoin di qualche mese fa, il comunicato appare come parziale e ipocrita. David Mondrus di CoinTelegraph, è molto critico:

La legge si applica solo ai residenti di NY. In secondo luogo, gli adempimenti fiscali sono notoriamente bassi per gli acquisti su internet. Terzo, le operazioni di questo tipo sono rare nel mondo fuori dai Bitcoin, e quindi nel complesso per la maggior parte dei consumatori e dei commercianti, quasi assicura che il rispetto di questa sentenza sarà altrettanto vago.

Le contraddizioni

Mentre lo stato di NY stabilisce queste pratiche minime, al Senato è attualmente in esame una legge che stabilirebbe un protocollo univoco per l’uso di queste monete, che manterrebbe le esenzioni fiscali ma, in contrasto con la dichiarazione di New York, tratterebbe le monete virtuali come valuta e non come proprietà. Per farsi un’idea basta leggere i commenti su Reddit per capire che la community dei bitcoiners non è soddisfatta di queste dichiarazioni e sostanzialmente guardinga.

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