Google contro SOPA, di nuovo

MPAA e sei studi cinematografici vorrebbero resuscitare la proposta di legge SOPA: chiamata in causa, Google è in prima linea nella lotta all'iniziativa.
MPAA e sei studi cinematografici vorrebbero resuscitare la proposta di legge SOPA: chiamata in causa, Google è in prima linea nella lotta all'iniziativa.

Ad oltre due anni di distanza da quella che sembrava essere la definitiva archiviazione della questione, ecco spuntare nuovamente SOPA. L’acronimo, come ben ricorderanno coloro che seguono le tematiche legate al Web da qualche tempo, sta ad indicare Stop Online Piracy Act, ovvero una proposta di legge presentata a fine 2011 alla camera dei rappresentanti statunitense e mai entrata in vigore.

A riportare in auge l’argomento è Google, lanciando una vera e propria campagna di protesta a colpi di hashtag (#ZombieSOPA). Stando ad un post comparso sul Public Policy Blog del motore di ricerca, MPAA avrebbe preso accordi con sei studi di produzione per lanciare una nuova iniziativa definita Project Goliath, mantenuta fino ad oggi segreta, con l’obiettivo di riportare in vita la proposta di legge. Lo scopo del movimento sarebbe quello di ottenere il blocco dei siti Web che in modo diretto o indiretto favoriscono l’accesso a materiale protetto da copyright distribuito in modo non autorizzato.

Siamo molto preoccupati per via dei recenti report secondo i quali Motion Picture Association of America ha organizzato e coordinato una campagna segreta con l’obiettivo di resuscitare la fallimentare legislazione SOPA con altri mezzi, aiutando a creare argomentazioni legali connesse ad un’indagine condotta da Jim Hood, procuratore generale del Mississippi.

Sei case di produzione cinematografica si sarebbero dichiarate disposte a mettere sul piatto 500.000 dollari ogni anno in supporto all’iniziativa, mentre MPAA avrebbe aggiunto poi altri 1,175 milioni di dollari. Il denaro è servito inizialmente per retribuire lo studio legale che ha inviato una lettera a Jim Hood, in cui Google viene accusata di agevolare la diffusione di contenuti piratati in Rete. Il procuratore ha poi inoltrato al gruppo di Mountain View un documento di 79 pagine contenente riferimenti a questioni sulle quali, secondo Google, non avrebbe giurisdizione.

Il motore di ricerca conclude l’intervento sul blog ufficiale ribadendo il proprio impegno nella lotta alla pirateria ed esprimendo disappunto per il comportamento e l’atteggiamento assunti da MPAA.

Oltre ad essere preoccupati dal punto di vista legale per quanto sta accadendo, uno degli aspetti maggiormente deludenti di questa storia è ciò che rappresenta per la stessa MPAA, un’organizzazione fondata in parte “per promuovere e difendere il primo emendamento e la libertà d’espressione degli artisti”. Perché, allora, sta cercando segretamente di censurare Internet?

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