Smart Glue per organi realizzati con stampanti 3D

In futuro sarà possibile far crescere tessuti umani o interi organi in laboratorio, grazie ad un particolare materiale e all'impiego delle stampanti 3D.
In futuro sarà possibile far crescere tessuti umani o interi organi in laboratorio, grazie ad un particolare materiale e all'impiego delle stampanti 3D.

Un team di ricercatori della University of Texas (Austin) ha messo a punto un materiale che in futuro potrà essere impiegato per realizzare in laboratorio tessuti umani da impiantare al posto di quelli danneggiato o, nella migliore delle ipotesi, degli interi organi. Il materiale in questione è una sorta di gel chiamato Smart Glue e la sua utilità può essere spiegata ricorrendo ad un paragone: può fungere come una sorta di ponteggio su cui costruire tessuti organici.

Un approccio di questo tipo potrebbe rappresentare una speranza concreta per tutti i pazienti in attesa di ricevere un trapianto. Il suo potenziale rivoluzionario è rappresentato dal fatto che consente di riprodurre in laboratorio strutture della forma che si desidera e di grandi dimensioni, semplicemente attraverso una stampante 3D, a differenza di quanto avviene oggi con le costose tecniche di manipolazione del materiale genetico. Naturalmente, prima che una tecnologia di questo tipo possa essere impiegata su larga scala, serviranno anni di sperimentazioni e perfezionamenti: le operazioni in laboratorio che interessano direttamente il DNA sono infatti oggi possibili solo su scale microscopiche.

Smart Glue, il materiale che in futuro potrebbe essere impiegato per realizzare organi con le stampanti 3D

Smart Glue, il materiale che in futuro potrebbe essere impiegato per realizzare organi con le stampanti 3D

Le difficoltà maggiori potrebbero insorgere quando, ad esempio, si cercherà di replicare parti del corpo umano come il fegato, costituito da cellule di tipo differente e interdipendenti tra loro, assemblate secondo una specifica e complessa configurazione strutturale. L’impiego della Smart Glue potrebbe risultare utile proprio a questo scopo: generare ogni singolo strato del tessuto, simulandone la crescita naturale nel tentativo di garantire così il funzionamento dell’organo ottenuto. Il processo è descritto in dettaglio sulle pagine della rivista ACS Biomaterials Science & Engineering.

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