SIAE, è finita l'era di Gino Paoli

Gino Paoli si è dimesso dalla SIAE a seguito delle vicende che lo coinvolgono in una ipotesi di evasione fiscale: sua la lotta per l'equo compenso.
Gino Paoli si è dimesso dalla SIAE a seguito delle vicende che lo coinvolgono in una ipotesi di evasione fiscale: sua la lotta per l'equo compenso.

Gino Paoli ha consegnato le sue dimissioni nelle mani del Consiglio di Gestione della SIAE. Il Presidente della Società Italiana degli Autori ed Editori chiude così la propria avventura di timoniere, chiudendo in modo burrascoso un mandato vissuto sempre all’attacco. L’era di Gino Paoli alla SIAE sarà ricordata per le continue sfide lanciate contro i produttori di device in grado di riprodurre musica, ma a minare la sua immagine battagliera sarà soprattutto l’addio a testa bassa motivata da fatti che nulla hanno a che vedere con la musica in sé.

Le dimissioni di Gino Paoli

L’addio di Gino Paoli è una sorta di atto dovuto al termine di quanto emerso negli ultimi giorni: la scoperta dei conti bancari in Svizzera, le intercettazioni ambientali presso l’ufficio del commercialista, l’accusa di evasione fiscale e il tiro incrociato dei media contro un personaggio noto e quindi maggiormente esposto a situazioni di questo tipo. Le parole che Paoli consegna alla SIAE in occasione delle sue dimissioni sono l’atto conclusivo di questo percorso interrotto a metà, segno dello strappo obbligato che viene a consumarsi a seguito di fatti esterni che rendono impossibile il proseguimento del rapporto tra le parti. Spiega infatti in chiusura di capitolo sulla propria lettera di commiato:

Ci tengo a dirvi che sono certo dei miei comportamenti e di non aver commesso reati. Con il rispetto assoluto di chi sta doverosamente svolgendo il suo lavoro di indagine, intendo difendere la mia dignità di persona per bene. In questi giorni assisto purtroppo a prevedibili, per quanto sommarie, strumentalizzazioni, che considero profondamente ingiuste. Quello che non posso proprio permettermi di rischiare, però, è di coinvolgere la SIAE in vicende che certamente si chiariranno, ma che sono e devono restare estranee alla Società. Ho volutamente aspettato qualche giorno a parlarvi per non entrare nella foga di queste stesse strumentalizzazioni.

E continua, con riferimento specifico alla propria attività in SIAE:

Credo di aver espletato il mio compito di Presidente al massimo delle mie capacità. Sono orgoglioso dei risultati che abbiamo ottenuto insieme, per cui abbiamo combattuto fianco a fianco in battaglie importanti, fino all’ultima in favore dei giovani autori. Rassegno pertanto al presente Consiglio le mie dimissioni irrevocabili, con la certezza che la Siae saprà continuare la sua missione di tutela della creatività italiana.

Non sfuggirà ai più uno dei motivi primi che rendono impossibile qualsivoglia proseguimento dell’attività di Gino Paoli nella società, a prescindere dalle vicende legali che avranno il loro corso altrove e senza coinvolgimento alcuno della SIAE. La battaglia dell’ex-presidente, infatti, è stata in gran parte combattuta contro le corporation, contro le quali lo stesso Paoli ha più volte puntato il dito mettendo anche in dubbio il profilo fiscale delle loro attività transnazionali. Soltanto a fine 2014 tuonavano parole come le seguenti:

La battaglia di Confindustria Digitale punta a proteggere le multinazionali, che spesso non pagano nemmeno tutte le tasse in Italia e che di certo non producono qui. Si tratta di un compenso in cambio della possibilità di effettuare una copia personale di registrazioni, tutelate dal diritto d’autore.

Per supportare la battaglia sull’equo compenso, insomma, Gino Paoli non ha esitato ad attaccare frontalmente le multinazionali della tecnologia sulla base di un motto di tutela nazionale: l’azienda che non paga le tasse in Italia tutte le tasse dovute non dovrebbe godere di vantaggio alcuno nel nostro paese, dunque esigere una porzione dei compensi a tutela degli artisti sarebbe azione con profonde motivazioni. Una battaglia, peraltro, ampiamente vinta dalla SIAE a seguito dell’aumento dell’equo compenso da parte del ministero (quota della quale la SIAE ha ruolo di riscossione). Il dito puntato contro le multinazionali, però, è diventato un boomerang. Ed ora «salvare l’immagine» è la nuova priorità, da perseguirsi lontano dai microfoni e al di fuori della SIAE.

La posizione della SIAE

In questo momento complesso per Gino Paoli, la SIAE non si tira indietro e appoggia l’ex-Presidente con un comunicato dai toni espliciti:

Siamo certi che la posizione di quello che per noi rimane il nostro Presidente sarà presto chiarita. Nei mesi della sua Presidenza il Maestro Paoli ha dato un decisivo impulso e un enorme valore aggiunto al rilancio e alla modernizzazione della Società – dice la nota di ringraziamento – Ha avuto coraggio e visione del futuro, non si è mai risparmiato, è sempre stato in prima linea mettendo il suo carisma al servizio della Società stessa. Grazie a lui la SIAE ha vinto importanti battaglie a tutela dei diritti e della libertà di espressione dei propri associati. Tutti coloro che hanno avuto occasione di essergli vicino – a partire dai singoli Consiglieri di Gestione – hanno potuto godere di un’esperienza umana straordinaria. SIAE sarà sempre vicina al suo Presidente e continuerà il lavoro da lui avviato per un completo rinnovamento della Società finalmente al passo con i tempi.

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti