Google: nuovi dettagli sull'indagine FTC negli USA

Un documento rivela nuove informazioni sull'indagine antitrust che negli USA ha visto la Federal Trade Commission esaminare il comportamento di Google.
Un documento rivela nuove informazioni sull'indagine antitrust che negli USA ha visto la Federal Trade Commission esaminare il comportamento di Google.

Nei primi giorni del 2013, Google ha firmato un accordo con l’antitrust USA che ha posto fine ad anni di indagini, accettando di modificare in parte le proprie dinamiche di business per quanto riguarda la gestione dei brevetti, le campagne di advertising e l’indicizzazione dei risultati in seguito alle ricerche online effettuate dagli utenti. Oggi, sulle pagine del Wall Street Journal, sono stati pubblicati dettagli inediti relativi alle pratiche oggetto d’analisi da parte della Federal Trade Commission (FTC).

In particolare, l’ente USA ha preso in esame le denunce ripetutamente inoltrate da realtà come Yelp e TripAdvisor, relative a presunti comportamenti anticoncorrenziali messi in atto da parte del gruppo di Mountain View. Il documento in questione parla di penalizzazioni nel posizionamento dei link all’interno delle SERP, per i portali che nel corso del tempo hanno chiesto a Google di non prelevare i propri contenuti senza un’esplicita autorizzazione. Per fare un esempio, la documentazione stilata da FTC parla di quando bigG ha copiato l’elenco dei prodotti più venduti su Amazon, così come le recensioni e i voti attribuiti dagli utenti sulla piattaforma di e-commerce.

È chiaro che la minaccia di Google è stata operata per produrre, e ha prodotto, l’effetto desiderato, ovvero costringere Yelp e TripAdvisor a “scendere”.

La commissione ha ritenuto che una pratica di questo tipo abbia causato un “reale danno ai consumatori e all’innovazione”, valutandola sufficiente per citare in giudizio l’azienda californiana. L’esito dell’indagine è poi quello che tutti conoscono, con la stretta di mano tra bigG e la Federal Trade Commission che ha posto fine alla vicenda.

Altre azioni oggetto d’esame sono state quelle relative alle restrizioni nell’utilizzo dei servizi Google da parte dei siti Web che hanno scelto di affidarsi anche ai rivali Microsoft Bing e Yahoo, ritenute un abuso della posizione di leadership nel settore. Le nuove informazioni non avranno certamente conseguenze oltreoceano, dove la vicenda è stata archiviata ormai oltre due anni fa, ma potrebbero rappresentare uno spunto per riaprire la discussione nel vecchio continente, dove alcuni membri del Parlamento Europeo hanno sostenuto di recente l’esigenza di uno split che divida l’azienda in due realtà distinte: da una parte il motore di ricerca e dall’altra un gruppo che gestisce tutti gli altri servizi offerti all’utenza.

Google ha adottato una strategia finalizzata a demotivare o a rifiutare l’indicizzazione di link verso alcuni siti Web verticali operanti nelle più importanti categorie commerciali.

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