Lily Allen e Marina And The Diamonds contro TIDAL

Non tutti gli artisti sono convinti da TIDAL, lo streaming di Jay Z in comproprietà con popstar blasonate: i dubbi di Lily Allen e Marina Diamandis.
Non tutti gli artisti sono convinti da TIDAL, lo streaming di Jay Z in comproprietà con popstar blasonate: i dubbi di Lily Allen e Marina Diamandis.

TIDAL, il rinnovato servizio di streaming lanciato da Jay Z in collaborazione con un nugolo di popstar mondiali, non sembra aver convinto tutti gli artisti. Dopo i dubbi del pubblico per tariffe mediamente più elevate dai concorrenti di mercato, dalla piattaforma Twitter arriva il giudizio di due cantanti del calibro di Lily Allen e Marina Diamandis, ovvero Marina And The Diamonds. E per il progetto del rapper statunitense arriva una sostanziale bocciatura.

Lily Allen è certamente una delle artiste più attente all’evoluzione del mercato musicale digitale, poiché nata dalla stessa Rete. Fu grazie alla piattaforma Myspace, alla metà degli anni 2000, che la popstar inglese riuscì a farsi notare dal grande pubblico nonché dai produttori, con il successo del primo album “Alright, Still”. Secondo la musicista d’Oltremanica, vi sarebbe forse fin troppo trionfalismo nell’annunciare TIDAL come una rivoluzione della musica, soprattutto poiché viene indicato un capro espiatorio, ovvero Spotify e gli altri servizi analoghi, quando le cause dei problemi dell’industria dello streaming sarebbero da ricercare altrove.

Spotify paga ma gli artisti non stanno ricevendo denaro, quindi dove è finito, mi chiedo? Spotify non è il nemico dell’artista.

Sebbene Tidal si proponga di riportare l’artista al centro dei guadagni dello streaming, nascerebbe dagli errati presupposti. Non solo perché l’esistenza di alcuni comproprietari famosi, come Madonna e Rihanna, andrebbe a discapito degli emergenti, ma anche per la scarsa lungimiranza di non aver previsto una tecnologia di fruizione gratuita. Una scelta che, qualora TIDAL riuscisse davvero nell’intento di ottenere distribuzioni esclusive di canzoni e album, potrebbe rinverdire quell’universo del download illegale che proprio l’avvento dello streaming ha fortemente ridotto. Così spiega la Allen:

Ospitare i contenuti esclusivi delle più grandi star del Pianeta su una piattaforma a pagamento, sebbene concordi con le intenzioni, ho timore possa spingere le persone a tornare ai siti pirata o ai torrent.

Non è meno aspro il giudizio di Marina Diamandis, una delle artiste indie più apprezzate a livello mondiale. In un’intervista per Styleite, la musicista ha espresso senza mezzi termini la sua bocciatura per lo streaming targato Jay Z:

Non ho scaricato Tidal. Sapete cosa non mi piace? Sembra molto corporate. Lo comprerei se non fosse solo di Jay-Z e degli altri [le popstar scelte per la comproprietà, ndr]. Certo, sono tutti dei musicisti rispettabili, ma sono tutti dei rinomati uomini e donne d’affari a livello globale. Per me, avrebbe avuto più senso se il messaggio fosse stato di supportare l’artista includendo musicisti come Beck, The Distillers o i The Maccabees. Includere band che hanno fatto degli ottimi lavori, ma forse non al loro stesso livello in termini di commerciabilità. […] La seconda cosa che mi irrita è il #TIDALforAll [Tidal per tutti, ndr]. Per tutti? Come se tutti avessero 20 dollari al mese da spendere? Stai cercando di dire che questo è un modo democratico e positivo per consumare musica e non lo è. Stai vendendo qualcosa a 240 dollari l’anno.

Ora gli occhi sono puntati sull’azienda per la prima analisi dei sottoscrittori dopo il rinnovato lancio: Tidal diventerà davvero il rivale giurato di Spotify o, in alternativa, sarà relegato a fenomeno di nicchia?

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