Spazio e privacy: il design secondo Ford

Al Salone del Mobile 2015 Ford Italia ha organizzato un incontro incentrato sui concetti di spazio e di privacy: il design ha il dovere di reinterpretarli.
Al Salone del Mobile 2015 Ford Italia ha organizzato un incontro incentrato sui concetti di spazio e di privacy: il design ha il dovere di reinterpretarli.

Come a seguito di una moderna teoria della relatività, lo spazio e il tempo cambiano nuovamente il proprio perimetro a seguito di una nuova percezione di queste due dimensioni: è la conseguenza del digitale e della virtualità, aspetti introdotti dalla tecnologia e tali per cui molti dei paradigmi su cui si era basata la cultura dei decenni passati vengono meno. Il tema è di grandissimo spessore: sarà approfondito in occasione del prossimo Internet Festival, ma un assaggio è arrivato anzitutto dal Salone del Mobile 2015, tra gli stand Euroluce, grazie all’evento organizzato da Ford Italia.

Il team degli speaker è stato scelto in modo sapiente, poiché il tema è stato affrontato da varie angolature riuscendo in poco tempo a costruire una visione d’insieme composta da una moltitudine di spunti di riflessione: Gus Desbarats, esperto di design, il quale ha strutturato le basi teoriche su cui ha preso forma la discussione; Moray Callum, responsabile per il design di Ford, il quale ha dato concretezza al concetto di privacy tra spazi e distanze; Salvatore Ippolito, country manager Twitter per l’Italia, il quale ha sfruttato Periscope come emblema odierno di come spazio e tempo si compattano all’interno della dimensione tecnologica delle comunicazioni. Il contesto è quello del Salone del Mobile, luogo nel quale il design diventa protagonista attivo nella reinterpretazione degli spazi alla luce delle esigenze che la persona manifesta nel suo riversare i bisogni sul mercato.

Un nuovo concetto di spazio

Cosa è lo spazio? Se Einstein ha dimostrato come lo spazio sia una dimensione lungi dall’essere stabile, e tale per cui la luce sia deviata dai corpi ridefinendo la forma, oggi c’è un aspetto ulteriore che va preso in esame: la percezione dello spazio stesso, inteso come spazio personale e rapporto con quel che ci circonda.

La provocazione di Gus Desbarats è la scintilla che accende il dibattito: «i muri del 21esimo secolo sono gli auricolari». Non è più la fisicità degli elementi a dividere gli spazi, insomma, ma è il limite che la persona pone tra se stessa e il mondo circostante. Nel momento in cui ci si trova in una metropolitana, insomma, non conta più quanto pieno sia il vagone e quale sia la distanza relativa nei confronti di un’altra persona: una volta indossato un paio di auricolari ed una volta posati gli occhi sul display di uno smartphone, la sfera personale viene racchiusa all’interno di muri digitali, varchi spazio-temporali che isolano dalla realtà e proiettano la persona in altri mondi, altri luoghi, altri contesti.

Periscope muta lo spazio

«Non c’è nulla di più prossimo al teletrasporto», spiega Salvatore Ippolito. E il riferimento cade giocoforza su Periscope, il nuovo nato di casa Twitter per la trasmissione live di immagini riprese da smartphone. Periscope è un altro elemento che cambierà definitivamente la percezione di spazio e distanze poiché porterà su un social network la possibilità di essere altrove in qualsiasi momento: basta un click.

Se il social network è lo spazio in cui le persone esprimono se stesse, Periscope è lo strumento con cui la persona decidere da che parte stare dell’esperienza: dentro, vivendola e ritrasmettendola tramite un personale punto di vista, o fuori, potendovi però partecipare grazie alla collaborazione altrui. Il coinvolgimento è la misura della distanza: maggiore è il coinvolgimento, minore è lo spazio che separa la persona dall’oggetto dell’osservazione. Il valore di Periscope non è dunque soltanto nello streaming in sé, ma nella sinergia tra

Il concetto non solo è stato espresso, ma anche dimostrato: l’incontro organizzato da Ford Italia è stato trasmesso in diretta su Periscope, consentendo a chiunque di potervi partecipare anche al di là della presenza in loco al Salone del Mobile presso i padiglioni di Milano. Un semplice iPhone puntato sugli speaker ha plasmato la distanza tra l’evento e la platea, rendendolo ondivago e libero: ogni singola persona al mondo ha avuto la possibilità di entrare nell’esperienza con un semplice click, annullando qualsiasi spazio fisico esistente e viaggiando attraverso i bit per far propri i contenuti dell’incontro. Questo è Periscope, e la speranza di Twitter è che possa diventare un elemento in grado di cambiare le regole del gioco a tutto vantaggio della narrazione personale, dello storytelling aziendale, del citizen journalism e di molte altre dimensioni ancora.

L’auto e la privacy

Nel momento in cui mutano lo spazio, la distanza e i confini, muta anche la percezione della privacy da parte delle persone. La sola presenza di uno smartphone è ipoteticamente una minaccia, infatti, poiché è oggi saldo nella mente di tutti il fatto che non sono più soltanto i confini fisici a determinare gli spazi, ma è soprattutto la presenza di tecnologia ad aprire gli stessi.

Uno dei punti d’osservazione privilegiati sul modo in cui la privacy sta cambiando è il mondo automotive. A spiegarlo è Moray Callum, il quale sottolinea come l’auto sia al tempo stesso (maturando un paradosso soltanto apparente) sia un luogo privato che un luogo pubblico. La dimensione privata è quella che vede i propri confini nella carrozzeria e nel fatto che si è acusticamente isolati dal mondo esterno, potendo consentire espressioni verbali libere senza il rischio di intromissioni esterne; la dimensione pubblica è quella delimitata dai cristalli dell’auto, che consentono piena visione dell’interno da parte di elementi esterni alla vettura.

Ma c’è un nuovo elemento a rendere ancora più complessa la situazione: la tecnologia. A mano a mano che la tecnologia entra in auto, infatti, i brand che vi investono hanno il dovere di calibrare al meglio il rapporto con la persona affinché ogni nuovo elemento non vada ad intaccare l’esperienza del guidatore o del passeggero. In particolare non va creata alcuna frizione con l’esperienza di guida, la quale deve rimanere vigile ed attenta senza dover fare i conti con possibili elementi di disturbo o di confusione. Sono questi i motivi principali che porteranno l’interazione vocale ad avere un ruolo sempre più preponderante all’interno dell’abitacolo: la voce è quel che meglio la persona può gestire senza distogliere l’attenzione dalla strada e le mani dal volante.

L’elemento che ha la responsabilità di controllare tali dinamiche è il design, inteso come processo di progettazione e piena consapevolezza del percorso da compiere dall’idea alla realizzazione. È questo il motivo che spinge Ford a riporre sempre maggior attenzione nel design: passa di qui la comprensione vera dell’ergonomia, dell’esperienza, dell’utilità. Una volta comprese tutte le dinamiche che possono guidare le scelte migliori, occorre interpretare lo spazio per fare in modo che possa essere messo al pieno servizio della persona. Sotto ogni punto di vista.

La persona in controllo

La sfera personale è oggi il nuovo paradigma dello spazio. Se nei decenni scorsi era lo spazio ad avere il controllo sulla persona, oggi si impone una dinamica opposta: le persone non appartengono più ai luoghi, ma determinano i luoghi stessi e trasformano l’intera realtà in un social network nel quale l’esperienza personale ha ruolo preminente. L’Io si fa paradigma assoluto e chiave di lettura della società: le implicazioni di questo spostamento dell’asse terrestre saranno chiare soltanto tra molto tempo, quando la sociologia avrà in mano il senno del poi.

In questa nuova dimensione, ad avere importanza preminente è la sensazione del controllo: la persona, nel momento in cui definisce il proprio spazio ed isola all’esterno quel che lo minaccia, vuole avere al tempo stesso pieno controllo del confine: ospitare nel proprio spazio vitale elementi di disturbo sarebbe cosa pericolosa, dunque gli strumenti utilizzati devono poter garantire regole chiare e trasparenti. La persona non teme di aprire e condividere le proprie informazioni, purché possa avere (o ne abbia la percezione) totale e pieno controllo di quel che accade ai confini della propria biosfera virtuale.

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