Trial di Apple Music, la tempesta non è finita

Dopo la pace con Taylor Swift, non è ancora finita la tempesta sulla trial di Apple Music: i pagamenti saranno forse ridotti rispetto al massimo regime.
Dopo la pace con Taylor Swift, non è ancora finita la tempesta sulla trial di Apple Music: i pagamenti saranno forse ridotti rispetto al massimo regime.

Non è ancora il momento della quiete dopo la tempesta per Apple Music, il servizio di streaming targato mela morsicata, pronto a sbarcare su desktop e dispositivi portatili dal prossimo 30 giugno. Dopo l’attacco di Taylor Swift e il cambio di rotta di Cupertino, 9to5Mac riporta nuove polemiche sul conto della trial gratuita di tre mesi offerta agli utenti. Nonostante Apple abbia dichiarato, per voce di Eddy Cue, di voler pagare le royalties anche in questo periodo, non tutti sarebbero pienamente soddisfatti. Per quale motivo?

I pregressi ormai sono ben noti: Taylor Swift, nel corso del weekend, ha pubblicato una lettera aperta su Tumblr indirizzata ad Apple, richiedendo il pagamento delle royalties anche durante il periodo di prova gratuita del servizio. Il tutto al grido di «noi non vi chiediamo iPhone gratuiti, non chiedeteci di fornire la nostra musica senza compensazione alcuna». Di tutta risposta, Eddy Cue ha confermato alla popstar del momento come Cupertino sia ben disposta a corrispondere il dovuto anche nella fase di trial, ovvero per quei tre mesi in cui gli ascoltatori non pagano nulla. Pace fatta, quindi? Forse con Taylor Swift, ma non con altri soggetti del mercato discografico.

Come già noto, quando Apple Music sarà a pieno regime sarà applicata una revenue sharing del 71,5%, leggermente più alta rispetto ai servizi concorrenti di streaming. Secondo quanto riportato da 9to5Mac, però, durante il periodo di trial non si raggiungerà la stessa percentuale, bensì una cifra più contenuta non ancora ufficializzata. Questo perché, sebbene non vi sia una comunicazione ufficiale, Apple dovrà coprire tutti i costi di distribuzione e ricompensare gli artisti, senza però ottenere alcuna entrata da parte degli utenti o dell’advertising. Un approccio, quest’ultimo, che sembra essere stato scelto anche dai rivali per offrire servizi simili: nel periodo di prova, le royalties raggiungono cifre inferiori rispetto all’ascolto in abbonamento. Stando al Wall Street Journal, nelle promozioni a 99 centesimi Spotify pagherebbe il 35% in revenue sharing: se Apple scegliesse la stessa metodologia, potrebbe puntare al 35.75%.

Le percentuali citate, tuttavia, non sarebbero considerate sufficienti da alcuni attori del mercato discografico, sebbene al momento non vengano fatti nomi, rimanendo il discorso in un generico campo delle ipotesi. Di conseguenza, al lancio Apple Music potrebbe vedere alcuni assenti eccellenti, nonostante i successi della campagna di Taylor Swift. Cosa accadrà a fine giugno?

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