Google: utenti penalizzati dal motore di ricerca?

Secondo un nuovo studio (finanziato da Yelp) i risultati restituiti da Google in seguito ad una ricerca non sono esattamente ciò che vogliono gli utenti.
Secondo un nuovo studio (finanziato da Yelp) i risultati restituiti da Google in seguito ad una ricerca non sono esattamente ciò che vogliono gli utenti.

Uno dei punti sui quali si focalizza l’indagine dell’antitrust europeo in merito all’attività di Google riguarda la possibilità che la condotta del motore di ricerca danneggi l’utente finale. Lo studio condotto da un team della Harvard Business School and Columbia Law School sembra confermare questa ipotesi. Prima di vedere nel dettaglio di cosa si tratta, è doveroso specificare che si tratta di un’iniziativa finanziata da Yelp, tra le realtà che hanno puntato il dito contro bigG nel vecchio continente.

Il focus è sulle ricerche geolocalizzate, quelle per trovare ad esempio ristoranti, attività commerciali nelle vicinanze, film proiettati nelle sale cinematografiche ecc. Stando a quanto rilevato, la grande maggioranza dei navigatori preferisce indirizzare la propria scelta verso risultati basati sulla rilevanza e non quelli che attualmente fornisce il gruppo di Mountain View promuovendo i propri servizi. Gli autori dello studio sostengono che quanto provato rappresenti “l’evidenza empirica” di come il comportamento di Google, in alcune determinate circostanze, possa ledere gli interessi dell’utenza.

Il Wall Street Journal riporta la testimonianza di un rappresentante della Commissione Europea (senza riportarne il nome) per quanto riguarda la divisione antitrust, secondo il quale ricerche di questo tipo potrebbero accelerare l’indagine e condurla ad una conclusione in tempi relativamente brevi. Non è da escludere l’ipotesi di poter vedere applicate dall’autorità continentale sanzioni salate per l’azienda californiana.

Nella vicenda si è inserita nei giorni scorsi anche la piattaforma Getty Images, denunciando come il sistema di indicizzazione delle immagini impiegato da bigG abbia provocato ripercussioni negative in termini di visibilità, limitando il transito dei navigatori verso le proprie pagine. L’accusa dell’Europa (indirizzata in particolare a Google Shopping e all’ecosistema Android) è stata formalizzata nel mese di aprile, attraverso le carte firmate dal commissario Margrethe Vestager. Dal canto suo, bigG continua a focalizzare l’attenzione sulle opportunità fornite dal proprio servizio piuttosto che sui rischi per la libera concorrenza.

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