Zero efficacia contro la pirateria anche in Italia

Una ricerca quantitativa mostra gli effetti del regolamento Agcom sui siti e i torrent più famosi: si va dallo zero a una paradossale pubblicità.
Una ricerca quantitativa mostra gli effetti del regolamento Agcom sui siti e i torrent più famosi: si va dallo zero a una paradossale pubblicità.

Dopo che un sito pirata viene colpito da un provvedimento, bloccato dagli Isp su ordine dell’Agcom, che succede? A questa semplice domanda è stata data finalmente risposta ed è nel solco di quanto emerso da uno studio europeo: anche i flussi di traffico provenienti dall’Italia verso i più noti siti di linking, streaming e torrent non sono mai diminuiti. Anzi, una ricerca del professor Giorgio Clemente, cattedratico emerito di Sistemi Operativi alla facoltà di Ingegneria di Padova, ha preso in considerazione 27 domini tutti oggetto di inibizione dell’Agcom e ha calcolato, dati alla mano, che stanno benone.

Aprendo la prime pagine della ricerca sugli effetti sulla pirateria dei provvedimenti in materia di diritto d’autore (PDF) sembra di leggere le partecipazioni alla Festa dei Pirati del web. Non manca nessuno: cineblog-01.net, puntostreaming, tantifilm, putlocker, megashare e tutta la serie di torrent più celebri. Ed è questo il problema, sono ancora celebri. Questi siti sono obiettivi da quando esiste il regolamento antipirateria di Agcom e lo sono anche della ricerca che ha analizzato il traffico e gli accessi prima e dopo l’inibizione (cioè il blocco dei Dns) dal 31 marzo al 10 aprile di quest’anno, prendendo come modello un studio britannico simile realizzato dalla Incopro.
Il professor Clemente ha pazientemente misurato i dati relativi a ogni singolo dominio con il motore Domaintools, utilizzando Similarweb per produrre statistiche, ed estrapolando il ranking e altre statistiche da Alexa. Insomma, tutti strumenti piuttosto semplici che chiunque potrebbe utilizzare facendo lo stesso esperimento.

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Il caso limetorrents: il dominio, creato nel 2009, contiene 1.180.000 opere audiovisive. Il traffico proveniente dall’Italia fino al mese precedente al provvedimento dell’Agcom era di 9000 accessi; alcuni mesi dopo, nel dicembre 2014, gli accessi verso il nuovo dominio su cui è indirizzato l’Url più noto e inibito hanno toccato quota 162.000.

L’effetto Hydra

Tagliale una testa, ne ricresceranno altre due. Così dicono, minacciosamente, i nemici di Capitan America e degli altri vendicatori del mondo Marvel, i cattivi appartenenti all’Hydra. Al mostro mitologico dalle nove teste, seconda fatica di Ercole, è ispirato anche l’effetto paradossale sottolineato nello studio, per il quale alcuni siti si giovano dell’inibizione dell’Agcom invece di subirne un danno. I numeri sono inequivocabili, per alcuni siti l’accesso organico da Google ha incrementi formidabili: cineblog passa da 106 mila utenti nel marzo 2014 a quasi due milioni e mezzo; molti dei torrent contengono lo stesso numero di opere audiovisive e hanno visto aumentati gli accessi. Clamoroso il caso di Cb01, forse il campione del genere: il traffico esclusivamente dall’Italia a dicembre 2014 prima del provvedimento Agcom era attorno ai 4.700.000 e dopo quattro mesi di blocco – superato agilmente – è di 4.900.000. Stessa sorte per molti altri siti di linking, che hanno addirittura un incremento dieci volte superiore dopo un solo anno di attività successiva all’inibizione.

Così riassume l’autore nel suo commento finale:

La semplicità di accesso ai siti inibiti, favorita dalla popolarità del sito, ottenuta anche tramite le notizie rese pubbliche dall’AGCOM, contribuiscono a far aumentare gli accessi ai siti oggetto di inibizione. (…) Il dispendio di risorse e di energie addossato agli intermediari della rete appare del tutto ingiustificato e così l’attività della stessa Autorità in tema di diritto d’autore, vista l’inefficacia palese dei provvedimenti adottati.

La ragione di questa inefficacia non è però soltanto tecnica, è anche legata al regolamento stesso che prevede la pubblicazione per legge dei provvedimenti. Gli stessi rapporti pubblicati online in cui sono specificati non solo i nomi a dominio dei siti web ma anche gli url delle opere prese in considerazione, favoriscono il loro diffondersi. Il ddaonline è di fatto la miglior promozione per i siti pirata, a cui basta cambiare dominio, trasferire continuamente i loro file per aggirare o arginare quanto meno l’inibizione, o magari avvantaggiarsene.

Una battaglia giusta nel modo sbagliato

La ricerca conferma insomma tutto quanto era emerso nello studio dell’Institute for Prospective Technological Studies della Commissione Europea. In quell’occasione Webnews aveva già evidenziato come alla fine si torna sempre allo stesso problema di fondo: nessuno nega che la battaglia contro la pirateria vada fatta e forse persino i provvedimenti di scarsa efficacia contribuiscano se non altro a supportare una cultura del contenuto legale, quando però dall’inefficacia si passa addirittura all’effetto contrario, una riflessione andrebbe fatta. Gli effetti complessivi di un anno di attività dell’Autorità sembrano essere un aumento dell’accesso ai siti target da parte degli navigatori italiani ed un conseguente aumento della pirateria multimediale anziché di una sua diminuzione. Secondo i suoi stessi princìpi, l’Agcom dovrebbe denunciarsi.

A volte le critiche a chi prova a fare ostruzionismo alla pirateria rischiano di suonare un po’ troppo lassiste, come chi vorrebbe convincerci che gli autovelox ottengono un rallentamento solo temporaneo perché dopo un po’ gli automobilisti ricominciano ad andare oltre i limiti, ma restando nella metafora i tutor, ad esempio, hanno mostrato di funzionare molto meglio. Sulla pirateria si è concentrata una lobby industriale antagonista che ha fatto dell’Agcom un suo strumento, matrimonio sbagliato che ha prodotto un metodo altrettanto sbagliato, non aggiornato, probabilmente eccentrico rispetto alle prerogative dell’authority – che proprio oggi presenterà la sua relazione annuale – e che ha un costo così rilevante che sarebbe giustificato solo se l’esito dei suoi provvedimenti fosse risolutivo invece che neutrale o vagamente autolesionista.

Come al solito, c’è da avere fiducia soltanto nei grandi protagonisti tecnologici che hanno la capacità di modificare le regole del gioco. Probabilmente le piattaforme di streaming cambieranno il mercato. A qualunque gioco invece stiano giocando dalle parti dell’antipirateria in Italia, solo un premio di consolazione.

Errata corrige

Nella versione originale dell’articolo si è impropriamente citato il sito “cineblog”, del tutto innocente, invece di “cineblog-01.net”, sito coinvolto nel monitoraggio della facoltà di Ingegneria di Padova. La citazione è stata corretta e la redazione di Webnews si scusa con cineblog.it per l’inconveniente, del tutto involontario.

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