Auto elettriche a ritmo di ricarica

Le auto elettriche impongono un ritmo sincopato ai viaggi poiché costringono a soste anticipate rispetto ai tempi abituali: il futuro sarà differente.
Le auto elettriche impongono un ritmo sincopato ai viaggi poiché costringono a soste anticipate rispetto ai tempi abituali: il futuro sarà differente.

Si immagini il viaggio come un pentagramma, nel quale i rifornimenti scandiscono il ritmo del percorso. Un ritmo lento, se si utilizzano combustibili tradizionali, poiché l’autonomia raggiunta è oggi a livelli altissimi; un ritmo veloce, se si utilizzano le nuove auto elettriche, poiché l’autonomia raggiunta dagli accumulatori odierni ancora non consente lunghe percorrenze senza obbligare ad una nuova sosta. Ma il ritmo può essere anche impossibile quando il pentragramma si aggroviglia su sé stesso, costringendo l’auto a rincasare in assenza di distributori elettrici nei paraggi.

A fronte di una rete composta da circa 22 mila distributori di carburanti (dati Osservatorio Autopromotec), la rete stradale italiana vede oggi poco meno di 800 distributori in grado di somministrare ricariche per auto elettriche (peraltro distribuiti in modo disomogeneo sul territorio). Il sistema che consente maggiore autonomia, insomma, ha molti più punti di “ristoro” rispetto al sistema che, avendo meno autonomia a disposizione, necessiterebbe a rigor di logica di più punti di approdo. Questa situazione è uno dei principali colli di bottiglia che limitano l’esplosione della mobilità elettrica, poiché rendono incerto il percorso effettuabile e obbligato il ritorno alla casa base prima di ripartire. Tutto ciò, a fronte degli importanti investimenti nell’acquisto iniziale a cui la mobilità elettrica costringe, tarpa le ali ad un futuro che è dietro l’angolo, ma che ancora sta cercando le condizioni ideali per la svolta definitiva.

Il ritmo del viaggio

Le auto elettriche hanno oggi autonomia media che va dai 100 ai 200 Km con una ricarica. Considerando come la ricarica media obbliga ad una pausa di alcune ore (in questa analisi non si contempla la ricarica veloce, che in alcuni modelli può essere limitata a circa un’ora), è logico pensare all’auto elettrica più come uno strumento per il pendolarismo che non come mezzo per le lunghe percorrenze. Difficile, insomma, pensare di affrontare una traversata dell’Europa, mentre ben più facile è pensare alla mobilità elettrica per affrontare i viaggi quotidiani verso il lavoro o le occupazioni tipiche. Oltre il 90% dei viaggi effettuati dagli italiani sono al di sotto dei 30 Km, poiché spesso e volentieri trattasi di percorrenze utili al mero spostamento casa-ufficio e ritorno: all’interno di questo ampio bacino, la mobilità elettrica potrebbe essere una risposta ideale, che ancora non attecchisce per una serie di motivi che nel tempo vanno però affievolendosi.

La breve percorrenza identifica il luogo della ricarica presso l’abitazione: si carica prima di partire, quindi si ricarica al ritorno. Così facendo, però, l’auto è come se fosse legata a doppio filo ad un punto fisso sul territorio, limitando fortemente le possibilità di spostamento. Se la rete di distribuzione e le tecnologie di ricarica fossero tali da consentire approvvigionamenti liberi così come lo sono per diesel, benzina e gas, il problema non sussisterebbe e l’elettrico potrebbe sfidare alla pari i carburanti rivali. L’assenza del sistema rete, invece, obbliga a ragionamenti di altro tipo e costringe a pensare all’auto elettrica come un’auto nel quale è più difficile ammortizzare il prezzo iniziale sul chilometraggio previsto.

Una volta creata la rete di approvvigionamento, l’auto non sarà più legata ad una postazione fissa e la libertà di percorso cambierà le carte in tavola: sarà possibile viaggiare in tutta Italia (oggi il sud è particolarmente povero di colonnine), sarà possibile attraversare l’Europa, sarà l’uomo a decidere percorso e tempi di percorrenza. Il ritmo è tutto: un viaggio sincopato non può essere la scelta definitiva, poiché puntualità e tempo disponibile sono paletti non contrattabili. Così come la libertà di scelta.

La chimera del non-ritmo

C’è però una luce in fondo al tunnel. E non è quella di un più capillare sistema di approvvigionamento, poiché quello della “ricarica” è un retaggio derivante dal modello degli idrocarburi. La chimera che illumina la ricerca è invece quella di un sistema che non avrà più bisogno di ricarica perché la ricarica stessa sarà continua, multimodale, tale da mantenere sempre carichi gli accumulatori disponibili sul veicolo. Il ritmo sarà un non-ritmo, cambiando completamente le carte in tavola.

La chimera è quella di un’auto che si ricarica dal proprio stesso movimento, recuperando l’energia cinetica ed il calore prodotti per reimmettere tale energia in circolo di consumo immediato. La chimera è quella di un’auto che sfrutta l’energia solare per il medesimo scopo, utilizzando moduli fotovoltaici adattabili alla scocca per raccogliere quanto possibile dal sole e contribuire alla ricarica. La chimera è quella di strade in grado di elargire energia per induzione, così che le auto di passaggio possano estrapolare quanto necessario senza doversi giocoforza fermare.

La chimera è tale poiché proiettata in un futuro ancora lontano, ma non certo impossibile: già oggi le auto hanno sistemi di recupero dell’energia dai meccanismi di frenata (tecnologia meglio conosciuta come Kers); inoltre già oggi i primi prototipi di auto ad energia solare sono disponibili (vedi ad esempio la Ford C-MAX Solar Energi); infine le strade in grado di distribuire energia sono già oggi oggetto della ricerca scientifica.

Ford ha stimato che l’autonomia combinata della C-MAX Solar Energi è identica a quella della C-MAX Energi tradizionale, ovvero 620 miglia. Dopo aver mostrato il veicolo al CES 2014 di Las Vegas, la casa automobilistica inizierà i test su strada per verificare la fattibilità della concept car e l’eventuale avvio della produzione di massa.

Definirla “chimera”, insomma, è soltanto un modo per limitare la propria proiezione al futuro. La realtà è quella di un modello alternativo che potrebbe imporsi grazie al proprio enorme potenziale, che annulla il ritmo del viaggio per renderlo una sinfonia continua, senza interruzioni che non siano la partenza e l’arrivo. Un modello che avrebbe molto da dire in termini di innovazione e sostenibilità, ma che necessita ancora di molta ricerca (soprattutto sugli accumulatori e sulle tecnologie di ricarica) prima di poter diventare realtà.

Quando un nuovo paradigma si impone, tende a cambiare completamente gli equilibri del settore. L’elettrico farà altrettanto, imponendo nuovi modelli e nuove tecnologie. Imporrà anche un nuovo ritmo ai viaggi, il che significa un indotto differente e un diverso modo di percepire gli spostamenti. Non sarà soltanto questione di ricarica, insomma: la rivoluzione sarà tanto silente quanto radicale.

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