Yahoo dice addio a Milano

Yahoo cancella definitivamente i propri uffici di Milano in un piano di ristrutturazione che prevede il taglio del 15% del personale e altre cessioni.
Yahoo cancella definitivamente i propri uffici di Milano in un piano di ristrutturazione che prevede il taglio del 15% del personale e altre cessioni.

Yahoo ha presentato la trimestrale di cassa e quel che scaturisce dalle indicazioni del CEO Marissa Mayer è, come in qualche modo previsto, una sostanziale smobilitazione. La notizia principale, infatti, è quella di un taglio del personale che porterà anche all’abbandono degli uffici italiani di Milano; in secondo luogo v’è la chiara apertura a mosse ancor più radicali, che potrebbero portare Yahoo fuori dal mercato che ha reso celebre il brand.

Il taglio del personale è una mossa obbligata per garantire la sopravvivenza dell’azienda, i cui conti si fanno via via sempre più pesanti e i costi sempre meno sostenibili. La prima scelta è stata pertanto quella di tagliare la forza lavoro del 15% a livello globale, con tanto di chiusura di cinque uffici: Dubai, Città del Messico, Buenos Aires, Madrid e Milano. Entro l’anno gli uffici saranno smobilitati e non è ancora chiaro ciò che sarà deciso in merito al futuro del personale. Yahoo in Italia era ormai più che altro un nucleo attivo a livello commerciale ed in sostituzione di tale attività ecco la firma con Mediaset per la gestione dell’intero pacchetto pubblicitario nei prossimi 3 anni: display, native, video e content marketing saranno nelle mani del gruppo di Cologno Monzese.

Abbiamo siglato un accordo con Mediaset s.p.a. che agirà come rivenditore di tutta l’offerta advertising -display, native, video e content marketing- di Yahoo in Italia. A partire dal secondo trimestre 2016, le attività editoriali verranno curate dalla sede di Yahoo a Londra e gli uffici di Yahoo Italia saranno chiusi al fine di riorganizzare il nostro business e assestare l’azienda per una crescita a lungo termine.

Sulle pagine di Engage anche il commento di Pier Silvio Berlusconi:

Nell’evoluzione delle nostre strategie, il digitale ricopre un ruolo di crescente rilevanza: il web si nutre sempre più di contenuti televisivi e la televisione è sempre più connessa al web. Fermo restando che al centro del nostro sistema ci saranno sempre i grandi numeri delle platee televisive, i contenuti originali tv troveranno distribuzione su un numero sempre maggiore di touch point digitali.

La via è tracciata, dunque: i contenuti di Yahoo Italia saranno prodotti a Londra, mentre la pubblicità sarà venduta da Mediaset ed intanto l’ufficio chiude con un addio definitivo all’Italia e a Milano.

Ma l’abbandono della filiale italiana è soltanto un tassello della complessa strategia che Marissa Mayer ha messo in atto. Sulla base di quanto percepito dalle linee strategiche divulgate dall’ex-manager Google, si è di fatto alzata bandiera bianca: nell’espletare il percorso futuro del gruppo, Mayer ha spiegato che le porte sono aperte anche per eventuali cessioni degli asset online: chi ha idee o investimenti da proporre, insomma, sa che può bussare e mettere le mani su di un brand che ha gettato le basi della ricerca sul Web. Asset non strategici saranno ceduti per portare in cassa un miliardo di dollari, mentre i tagli dovrebbero portare ad un risparmio di 400 milioni già entro la fine del 2016 (circa 1000 i posti di lavoro tagliati entro dicembre).

Oggi annunciamo un piano strategico che pensiamo fortemente possa accelerare la trasformazione di Yahoo. […] Siamo estremamente orgogliosi del business miliardario che abbiamo costruito nel mobile, con i video, con la publbicità native e con i social. La nostra scommessa strategica in Mavens ci ha aperto un nuovo business […]. Il piano annunciato oggi è costruito su questi obiettivi e rischiara drammaticamente il futuro e il miglioramento della nostra competitività ed appetibilità per utenti, inserzionisti e partner.

Marissa Mayer

Tutte notizie che giungono nel giorno in cui Google supera il valore di Apple e WhatsApp (sviluppato da ex-dipendenti Yahoo) supera il miliardo di utenti attivi. Quasi un segno della resa, insomma, per un brand che si è appigliato a Carol Bartz prima ed a Marissa Mayer poi in cerca di una soluzione: il calo è stato continuo, gli accordi con Microsoft non hanno fatto altro che allungare l’agonia, ma alla fin fine non è rimasto altro da fare se non render di conto con la realtà. Ufficialmente le risorse saranno ora concentrate sullo sviluppo di nuove soluzioni per la ricerca mobile, ma nei fatti Yahoo si appresta ad uscire definitivamente dal mercato che conta.

Nella speranza di un colpo di coda, o di nuove partnership in grado di rilanciarne le attività: perdere Yahoo significa perdere un pezzo fondamentale della storia del Web, ma il romanticismo deve lasciare spazio a fatti ineludibili e ampiamente prevedibili al cospetto di trimestrali che non esprimono più speranza ormai da troppo tempo. La poltrona viola di Yahoo, quella delle grandi idee, sembra vuota da tempo. E anche il punto esclamativo appare ormai sfumato. Yahoo entra nella storia, ma difficilmente potrà scriverne altre pagine.

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