L'India banna il servizio free basics di Facebook

L'autorità delle telecomunicazioni vieta le tariffe discriminatorie per i servizi dati, cancellando il servizio free di Facebook nel paese asiatico.
L'autorità delle telecomunicazioni vieta le tariffe discriminatorie per i servizi dati, cancellando il servizio free di Facebook nel paese asiatico.

La Telecom Regulatory of India (TRAI) ha emesso un divieto sui fornitori di servizi Internet che di fatto cancella il free basics di Facebook, cioè la piattaforma con la quale il gigante di Menlo Park aveva consentito un accesso gratuito al web previo ingresso privilegiato al proprio sito. Dopo una battaglia di alcuni mesi che aveva superato i confini dello stato asiatico e aveva coinvolto movimenti di opinione e politica, la decisione sancisce la vittoria di chi aveva sempre pensato che quel progetto formalmente caritatevole fosse in realtà una subdola violazione della neutralità della Rete.

La vicenda indiana è una sorprendente ed efficace metafora della visione della silicon valley rispetto alla globalità: in Occidente queste compagnie puntano sull’esperienza emozionale, mentre nei paesi in via di sviluppo si presentano come vettori di uguaglianza digitale. Facebook ha creduto molto in Internet.org, il nome originario di questo progetto, e lo stesso Mark Zuckerberg è sceso in campo per difenderlo dagli attacchi che venivano da più parti, anche dalla fondazione di Tim Berners-Lee che ha criticato aspramente la propaganda della società californiana perché secondo loro ha teso volontariamente a confondere il social network con l’intera Internet, pretendendo di stabilire da sola quali fossero i servizi vitali della rete che meritassero l’accesso gratuito così generosamente donato da Facebook.

Un movimento di opinione dal basso, nato in India e sostenuto anche dall’estero, ha invece chiesto due mesi fa che il Trai vietasse questo genere di offerta di servizio dati basata su una formula semplice: Internet gratis in cambio della chiusura nel cortile di Facebook invece che all’aria aperta. Così però non potrà più andare, perché l’autorità garante indiana non solo ha emesso questo divieto, ma anche stabilito una sanzione di cinquantamila rupie al giorno da applicare ai fornitori di servizi che offrono ai clienti prezzi discriminatori per i servizi dati; inoltre nessuna azienda d’ora in avanti potrà stipulare accordi del genere con i provider nazionali. In un comunicato il garante ha detto di essere stato «guidato dai principi di neutralità della rete» e che l’obiettivo finale è quello di garantire che i consumatori abbiano «accesso libero e non discriminatorio a Internet».

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La connettività sponsorizzata

La decisione dell’autorità segue il blocco temporaneo iniziato a dicembre, periodo durante il quale Facebook ha speso 45 milioni di dollari in una campagna pubblicitaria molto aggressiva per convincere la popolazione che bloccare free basics avrebbe significato una perdita di opportunità. Campagna che ha visto il culmine in un editoriale dello stesso Zuckerberg sul Times of India dove accusò i critici di voler escludere un miliardo di persone da Internet, dato che solo il 19% della popolazione indiana naviga in rete e i costi del traffico dati per i cellulari sono proibitivi. Al centro della questione c’è lo zero rating, una pratica di “connettività sponsorizzata” che è finita anche nelle nuove norme europee sul mercato digitale – nello specifico, l’accordo sulla neutralità della rete – dove è bandita (almeno a parole) proprio per evitare quel paradossale effetto di disincentivo all’innovazione dal basso e all’economia delle realtà piccole che l’economista francese Latouche ha definito eloquentemente, citando Joyce e il marxismo, «libera volpe in libero pollaio».

Cosa stabilisce il divieto

Il divieto è scritto in modo tale che Bharti Airtel, cioè la multinazionale indiana che ha materialmente consentito il servizio, non potrà fornire tariffe di questo tipo, né Facebook potrà fornirlo da solo o con altre società di telecomunicazioni. Essendo valido da subito e per due anni prima che vengano riscritte le regole del settore, sembra che la vicenda tecnicamente parlando finisca qui. Sulla questione politica, la morale dietro questa vicenda, ovviamente si continuerà a scrivere. Gli intellettuali da sempre critici verso queste società, in prima fila Evgeny Morozov, il cui ultimo libro è appena stato tradotto in Italia, ne approfiteranno per portare il tema direttamente nel cuore dell’impero.

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