Apple Music includerà remix e mashup

Apple Music ospiterà presto remix e mashup anche dai DJ underground, grande a un sistema avanzato di identificazione dei brani e pagamento delle royalties.
Apple Music ospiterà presto remix e mashup anche dai DJ underground, grande a un sistema avanzato di identificazione dei brani e pagamento delle royalties.

Apple Music sarà il primo servizio di streaming al mondo capace di includere remix dall’universo underground e mashup. È questo l’annuncio di Apple in relazione a una nuova partnership con Dubset Media Holdings, grazie a un sistema avanzato di gestione delle royalties. Questi brani, infatti, per molto tempo sono rimasti lontani dall’universo dello streaming, proprio per l’impossibilità di corrispondere i compensi ai legittimi detentori del copyright.

Migliaia di remix, di elaborazione da parte dei DJ più underground, di irresistibili mashup. Apple Music aumenterà il proprio catalogo approfittando di una tecnologia chiamata MixBank: trovato un brano sottoposto a remix, infatti, il sistema analizza l’esistenza di precedenti registrazioni, corrisponde le necessarie royalties ai detentori dei diritti e ne abilita la distribuzione tramite la piattaforma di Cupertino. Un processo che richiede comunque una certa capacità di elaborazione sui server della società californiana, considerato come richieda circa 15 minuti per completare l’analisi di 60 minuti di registrazione.

Il sistema così pensato è in grado di superare un ostacolo non di poco conto, un problema che fino a oggi ha impedito a queste elaborazioni sonore di finire sui lidi dello streaming legale, a meno di precisi accordi con i detentori dei diritti originali. La tecnologia, infatti, non solo corrisponde una quota al DJ per il proprio lavoro di remix, ma è in grado di identificare da dove provenga il brano originale, pagando al primo titolare della registrazione l’adeguato compenso. Un fatto non da poco se si considera come anche un singolo mix possa coinvolgere 600 detentori di diritti diversi: il CEO Stephen White, ad esempio, spiega come un normale mixtape preveda 25-30 brani, che richiedono il pagamento di 25-30 etichette discografiche e dai due ai dieci editori per ogni singola traccia. Il sistema, inoltre, è in grado di identificare circa 100 possibili abbinamenti per ogni tre secondi di riproduzione, un’abilità che permetterà di identificare correttamente i diritti anche per le tracce user-generated.

Secondo quanto rivelato da MacRumors, infine, Dubset Media Holdings tratterrà una parte dei proventi di revenue sharing derivanti da mix e mashup, grazie a un accordo con oltre 14.000 etichette.

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