Un metronomo online, dentro Google

È sufficiente digitare "metronomo" su Google per tenere il tempo: uno strumento integrato direttamente nel motore di ricerca, utile per tutti i musicisti.
È sufficiente digitare "metronomo" su Google per tenere il tempo: uno strumento integrato direttamente nel motore di ricerca, utile per tutti i musicisti.

Google non è più esclusivamente un motore di ricerca a cui affidarsi per trovare link verso contenuti e informazioni, ma un’interfaccia multifunzionale in grado di offrire servizi e strumenti utili senza l’obbligo di visitare siti esterni. L’ennesima dimostrazione arriva oggi, con il lancio di quello che è a tutti gli effetti un metronomo online.

Per attivarlo è sufficiente digitare “metronomo” su bigG, così da veder comparire il box mostrato nel video seguente. Per avviarlo basta un click sul pulsante Play, per interromperlo su Pausa. Mediante i tasti + e – (o trascinando manualmente lo slide) si può regolare la velocità, da 40 a 208 bpm, in base al tempo del brano da suonare. Un valido aiuto per i musicisti, a cui è possibile ricorrere quando non si ha a portata di mano un metronomo vero e proprio o quando non si vogliono scaricare applicazioni che assolvono questo compito. Si segnala che la funzionalità risulta già attiva sia su browser desktop che su smartphone e tablet.

Il termine “metronomo” nasce dall’unione di due parole greche: “metron” ovvero “misura” e “nomos” o “regola”. Uno dei primi ad utilizzarlo, stando alle testimonianze disponibili, è stato il cantante Christoph Bernhard nel XVII secolo, sfruttando l’oscillazione di un pendolo per determinare la velocità di esecuzione dei brani. Quelli moderni possono essere analogici oppure digitali, mentre negli ultimi anni sempre più utenti si affidano a quelli disponibili su smartphone e tablet sotto forma di app.

Alcuni artisti l’hanno utilizzato anche come vero e proprio strumento musicale, sostituendo o affiancando le percussioni più tradizionali: è ad esempio il caso di Paul McCartney e del brano “Distractions” contenuto nell’album “Flowers in the Dirt” del 1989. Restando in ambito beatlesiano, anche su “Blackbird” (“The Beatles”, 1968) si può sentire un ticchettio di fondo associabile al suono di un metronomo.

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