Frequenze da 700 Mhz, un problema solo italiano

L'Italia tentenna sulla liberalizzazione delle frequenze da 700 Mhz per il 5G; il passaggio non costringerà a cambiare le attuali TV.
L'Italia tentenna sulla liberalizzazione delle frequenze da 700 Mhz per il 5G; il passaggio non costringerà a cambiare le attuali TV.

Entro il 2020 gli stati europei dovranno liberalizzare le frequenze da 700 Mhz che serviranno per lanciare il 5G che sarà il baricentro per le soluzioni IoT, per le auto connesse e per le soluzioni legate alle smart home. Un passaggio che dovrà essere contestuale in ogni stato membro per consentire il lancio dei futuri servizi 5G. Alcuni stati come Francia e Germania hanno già iniziato a lavorarci, mentre c’è l’Italia che, invece, frena e chiede proroghe.

Il Governo, infatti, ha già chiesto un rinvio di due anni per terminare i lavori di liberalizzazione delle frequenze da 700 Mhz. Una proroga che all’Unione Europea potrebbe andare bene a patto che ci sia un programma concreto e ben verificabile. Il problema per l’italia risiede nelle TV che oggi occupano proprio la frequenza da 700 Mhz e che dovrebbero traslocare nuovamente a breve distanza dal famoso switch off analogico-digitale che si è concluso nel 2012 e che fu tutto tranne che tranquillo e senza problemi. Il problema, dunque, è quello di conciliare gli interessi delle emittenti televisive con il nuovo regolamento europeo in un paese dove la gestione delle TV è sempre stato molto complicato.

Entro il 2017, inoltre, dovrà essere comunicato all’Europa il nuovo piano delle frequenze ed i due anni di rinvio proposti dal Governo, nelle intenzioni, dovrebbero servire per rivedere i multiplex assegnati alle emittenti e trattare con i paesi confinanti per evitare il problema delle interferenze dei segnali televisivi.

Due anni che per molti potrebbero anche non bastare vista la “confusione” italiana, tanto che sono addirittura emerse alcune teorie che il cambio delle frequenze avrebbe costretto gli italiani a cambiare televisore o a dotarsi di un nuovo e scomodo decoder. Secondo chi ha lanciato l’allarme, il passaggio alle frequenze sub 700 Mhz per le emittenti costringerà ad adottare lo standard DvbT2 con il nuovo codec di compressione Hevc. Un problema non da poco visto che gli apparecchi dotati di questo standard nel 2020 saranno ancora poco diffusi.

In realtà si tratterebbe di un problema solo italiano perchè nessun stato europeo ha lanciato allarmi in tal senso. In Francia, per esempio, hanno risolto il problema in maniera molto semplice e senza dover mandare in pensione gli attuali TV. La soluzione sarebbe stata trovata nel far utilizzare alle emittenti lo standard di compressione MP4 già largamente supportato dalle TV attuali.

L’uso dell’MP4 che in Italia è sfruttato solo dalla trasmissioni in HD, consente di ridurre lo spazio del 50% all’interno del multiplex assegnato mantenendo immutata la qualità della trasmissioni e senza dover adottare DvbT2 e Hevc. L’utilizzo dell’MP4 su larga scala risolverebbe, dunque, il problema della TV costringendo solamente i possessori di vecchi televisori a doversi dotare di un decoder. Una percentuale che nel 2020 si prevede essere risibile.

Se, però, l’Italia dovesse premere sul rinvio dei due anni ed oltre, facendo passare il concetto della transizione solamente con i nuovi standard, si troverebbe in una posizione di forte debolezza rispetto ad un’Europa già pronta al grande salto.

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