Digitalizzare l'Europa: ecco il piano

Il piano per la digitalizzazione del vecchio continente prevede investimenti sulle reti per la comunità scientifica, l'industria e la pa.
Il piano per la digitalizzazione del vecchio continente prevede investimenti sulle reti per la comunità scientifica, l'industria e la pa.

Il governo dell’Europa unita stanzierà 50 miliardi di euro di investimenti pubblici e privati a sostegno della digitalizzazione dell’industria: un pacchetto che prevede norme tecniche, l’individuazione di alcuni precisi settori da implementare – 5G, cloud computing, IoT, dati e cibersicurezza – strumenti amministrativi per facilitare il rapporto tra cittadini e servizi pubblici digitalizzati. La #digitiseeu è un trend che per molto tempo segnerà il progetto dei digital single market di Andrus Ansip.

Nel suo discorso Ansip, vice presidente della Commissione Europea, ha illustrato il senso e gli obiettivi del pacchetto di misure adottato da Bruxelles, da varare entro il 2017 e connettere con la strategia per il mercato unico, il piano energetico, l’unione dei mercati dei capitali e l’economia circolare.

Questo pacchetto vuole creare l’ambiente giusto per il futuro digitale della nostra industria. Si farà in modo che ogni settore in Europa possa ottenere il massimo beneficio dall’innovazione digitale: qualsiasi settore, di qualsiasi dimensione, ovunque sia. Come per il mercato unico digitale in sé, i nostri piani sono un punto di partenza e non il traguardo. Sarà complesso. Prenderà del tempo. Ma è davvero necessario.

Günther H. Oettinger, Commissario responsabile per l’Economia e le società digitali, ha invece sottolineato che l’Europa possiede una base industriale competitiva, ma potrà conservare un ruolo guida «solo se la sua industria verrà digitalizzata in modo rapido ed efficace».

Cosa prevede digitiseEU

Molti comparti economici hanno adottato in questi anni alcuni processi digitali, ma l’industria non sa sfruttare appieno le opportunità indipendentemente dalle dimensioni dell’impresa e tutto è lasciato troppo alle singole capacità e competenze. I settori tradizionali (come l’edilizia, il settore agro-alimentare, il comparto tessile e la siderurgia) e le pmi sono particolarmente indietro per quanto riguarda la trasformazione digitale, che invece garantirebbe entrate annuali per oltre 110 miliardi di euro nei prossimi cinque anni. Per questo, il concetto è quello di creare una cornice alle diverse strategie nazionali per dotarsi di un approccio globale a livello europeo ed evitare la frammentazione dei mercati. Per questo obiettivo il pacchetto prevede: contributi, coinvestimenti con fondi strutturali; mezzo miliardo su vecchi e nuovi poli di innovazione, progetti pilota su IoT, industry 4.0, smart city, domotica, automobili connesse, nuove norme sui dati prodotti dai dispositivi intelligenti, un’agenda per le competenze digitali e infine un piano per il cloud. Quest’ultimo è particolarmente interessante.

Il cloud europeo

Oggi la Commissione ha presentato insieme al piano il suo piano per rendere disponibili servizi basati sul cloud e infrastrutture di dati pensati per la comunità scientifica, alle imprese e alla pubblica amministrazione. Il nuovo cloud europeo per la scienza aperta fornirà un habitat a 1,7 milioni di ricercatori e 70 milioni di professionisti della scienza e della tecnologia in Europa un ambiente virtuale per l’archiviazione, la condivisione e il riutilizzo dei dati a livello interdisciplinare e transfrontaliero. Il cloud poggerà su un’infrastruttura di dati europea per l’archiviazione e la gestione. L’investimento complessivo è di 6,7 miliardi di euro.

Carlos Moedas, Commissario responsabile per Ricerca, scienza e innovazione, ha dichiarato:

Il nostro obiettivo è creare un cloud europeo per la scienza aperta per rendere la scienza più efficiente e produttiva e permettere a milioni di ricercatori di condividere e analizzare i dati della ricerca in un ambiente affidabile, che sia interdisciplinare e che superi le barriere tecnologiche e i confini nazionali. Abbiamo ascoltato l’appello della comunità scientifica, che chiedeva un’infrastruttura per la scienza aperta, e grazie al piano completo presentato oggi possiamo metterci al lavoro. I vantaggi dei dati aperti, ossia liberamente accessibili, per la scienza, l’economia e la società europee saranno enormi.

L’iniziativa per il cloud computing passa da alcuni punti: quest’anno l’infrastruttura elettronica, l’anno prossimo la trasformazione di tutti i dati scientifici generati dai progetti realizzati nel quadro del programma di ricerca e innovazione Horizon 2020 (che ha una dotazione di 77 miliardi di euro) in dati aperti per definizione (by default), ossia automaticamente accessibili a tutti, per permettere alla comunità scientifica di riutilizzare l’enorme quantità di dati che genera, nel 2018 il lancio di un’iniziativa faro sulla tecnologia quantistica, alla base della prossima generazione di supercomputer, ed entro il 2020 lo sviluppo e la diffusione su vasta scala di tutto il sistema: infrastruttura, calcolo, archiviazione (anche attraverso l’acquisto di due prototipi di supercomputer di prossima generazione), la realizzazione di un centro europeo per i Big Data.

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