Getty Images punta il dito contro Google, di nuovo

Il metodo offerto agli utenti da Google per la ricerca e la visualizzazione delle immagini sarebbe, secondo l'agenzia statunitense, lesivo per i fotografi.
Il metodo offerto agli utenti da Google per la ricerca e la visualizzazione delle immagini sarebbe, secondo l'agenzia statunitense, lesivo per i fotografi.

L’agenzia fotografica statunitense Getty Images ha presentato all’antitrust europea una denuncia formale contro Google, affermando che il motore di ricerca mette a rischio il proprio modello di business fornendo accesso a fotografie protette da copyright. In particolare, il dito è puntato contro la funzionalità introdotta nel gennaio 2013 e che permette di visualizzare all’interno di uno slideshow una carrellata di immagini in alta risoluzione prelevate da siti esterni.

Interpellata dalla redazione del TIME, l’azienda spiega che siccome la fruizione delle immagini con questa modalità è pressoché immediata, gli utenti non sono invogliati a visualizzarle all’interno dei siti che le ospitano. Inoltre, secondo Getty Images, la possibilità di effettuarne facilmente il download sarebbe da interpretare come un incentivo alla pirateria. Va comunque specificato che Google, dal canto suo, mostra all’interno dello slideshow l’avviso “Le immagini potrebbero essere soggette a copyright”, affiancato da un link per l’invio di feedback. Queste le parole di Yoko Miyashita, consigliere generale dell’agenzia.

Getty Images rappresenta oltre 200.000 fotogiornalisti, creatori di contenuti e artisti di tutto il mondo, che si affidano a noi per proteggere la possibilità di essere compensati per il loro lavoro. Il comportamento di Google è lesivo non solo per i nostri contributori, ma anche per le vite e i mezzi di sussistenza degli artisti di tutto il mondo, presenti e futuri.

La richiesta rivolta da Getty Images alla Commissione Europea mira dunque a prendere in esame la pratica di bigG, invitando la community di fotografi ad inoltrare le proprie preoccupazioni agli organismi competenti. L’agenzia sostiene infatti che un comportamento di questo tipo sia lesivo nei confronti di chi impiega tempo e risorse per la realizzazione delle immagini, poiché impedirebbe di ottenere profitti dalla loro vendita e distribuzione.

Vogliamo che Google riporti la ricerca a funzionare come ricerca, non a sostituirsi agli editori.

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