Google ha tentato l'acquisizione di Telegram?

Rumor su un interessamento da parte di bigG per l'applicazione rivale di WhatsApp: i vertici di Telegram avrebbero rifiutato un'offerta pari a un miliardo.
Rumor su un interessamento da parte di bigG per l'applicazione rivale di WhatsApp: i vertici di Telegram avrebbero rifiutato un'offerta pari a un miliardo.

Negli anni scorsi si è parlato del tentativo (smentito in via ufficiale) messo in campo da Google per fare proprio il business di WhatsApp, con una prima offerta stimata in un miliardo di dollari, in seguito decuplicata. Il team è stato poi acquisito da Facebook per 19 miliardi di dollari. Oggi si parla dell’interessamento di bigG per un’altra applicazione ben nota nell’ambito dell’instant messaging: Telegram.

Anche in questo caso nessuna conferma, ma pare che il gruppo di Mountain View abbia messo sul piatto un miliardo di dollari con l’obiettivo di portare a termine l’affare. Un report proveniente dalla Russia (paese d’origine degli autori dell’app) parla di un incontro avvenuto nella primavera dello scorso anno tra Sundar Pichai (ora CEO di Google) e Pavel Durov, uno degli sviluppatori. Interpellato su eventuali possibilità di acquisizione, quest’ultimo ha affermato che un accordo con bigG è “fuori discussione”.

Con Hangouts che fatica a trovare una propria collocazione come servizio per la messaggistica e con la concorrenza (oltre a WhatsApp, si segnala Facebook Messenger) in forte ascesa, il motore di ricerca potrebbe beneficiare della tecnologia di Telegram, soprattutto per quanto riguarda la crittografia end-to-end. L’applicazione è infatti particolarmente apprezzata per le proprie funzionalità dedicate alla tutela della privacy e dei dati personali.

Nel mese di dicembre si è parlato di un progetto portato avanti nei laboratori di Mountain View che intende sfruttare l’intelligenza artificiale per le chat. Un client dedicato alla messaggistica capace di interpretare le domande e fornire le risposte con un linguaggio del tutto naturale, grazie all’impiego del machine learning e delle reti neurali. Una sorta di chatbot simile a Facebook M, per dirla con altre parole, che però difficilmente potrà costituire un’alternativa a ciò che oggigiorno rappresenta WhatsApp.

Restando in tema si ricorda anche l’investimento di Google (pari a 100 milioni di dollari) nella startup Symphony che sta sviluppando un servizio cloud dedicato alla messaggistica, con la sicurezza dei dati come priorità assoluta.

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