FBI: ordinato lo sblocco di un iPhone via Touch ID

L'FBI ha ottenuto lo sblocco di un secondo iPhone, questa volta senza richiedere aiuto ad Apple: una donna dovrà fornire la lettura Touch ID per l'accesso.
L'FBI ha ottenuto lo sblocco di un secondo iPhone, questa volta senza richiedere aiuto ad Apple: una donna dovrà fornire la lettura Touch ID per l'accesso.

Un secondo iPhone verrà presto sbloccato dall’FBI, ma questa volta non si renderà necessario l’aiuto di Apple. Secondo quanto riportato dal Los Angeles Times, infatti, un giudice statunitense ha recentemente acconsentito a una richiesta molto semplice avanzata dall’agenzia federale statunitense. Nei fatti, una da poco arrestata dovrà sbloccare lo smartphone ora in possesso degli agenti, tramite la lettura delle impronte digitali su Touch ID.

Lo smartphone in questione è stato confiscato durante un sequestro presso un’abitazione di Glendale, abitazione a quanto sembra di Sevak Mesrobian, un membro di una gang armena. L’uomo sarebbe il fidanzato di Paytsar Bkhchadzhyan, una donna arrestata per furto, le cui impronte digitali sarebbero registrate nel device. A soli 45 minuti dall’arresto, così come riportano le fonti statunitensi, il giudice Alicia Rosenberg ha approvato la richiesta dell’FBI: la giovane dovrà prestarsi allo sblocco dell’iPhone tramite Touch ID.

Il caso, così come riferisce AppleInsider, non sarebbe il primo negli Stati Uniti: vi sono dei precedenti in cui è stato ordinato a una persona arrestata di sbloccare un terminale tramite le impronte digitali. Le richieste, di norma molto rare, sono però sempre accompagnate da critiche e proteste: secondo alcuni, infatti, si starebbe violando il quinto emendamento, poiché l’individuo fermato potrebbe indirettamente autoincriminarsi. Non è però tutto: per ragioni di sicurezza, iOS richiede comunque l’inserimento della password numerica qualora il device venisse riavviato o, in alternativa, dopo 48 ore dall’ultimo utilizzo. In tal caso, la lettura delle impronte digitali sarebbe inutile, mentre sempre il quinto emendamento protegge gli accusati garantendo loro il diritto di non fornire codici, password e altre chiavi d’accesso.

Lecito domandarsi, tuttavia, perché l’FBI non abbia perseguito una strada di sblocco autonoma, così come avvenuto per il caso dell’iPhone 5C sequestrato dagli attentatori di San Bernardino. A quanto sembra, questa possibilità sarebbe garantita solo per i device pari al 5C o inferiori, mentre gli smartphone successivi sarebbero dotati di sistema di sicurezza più impenetrabili. In particolare, Touch ID è abbinato a un “Secure Enclave”, che impedisce l’accesso dopo modifiche hardware o altri tentativi non ufficialmente riconosciuti.

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti