Il pacchetto ecommerce della Commissione EU

La Commissione Europea vara un pacchetto di tre leggi che dovrebbero spingere lo shopping online: contrasto ai blocchi e norme chiare su costi e diritti.
La Commissione Europea vara un pacchetto di tre leggi che dovrebbero spingere lo shopping online: contrasto ai blocchi e norme chiare su costi e diritti.

La Commissione Europea ha presentato oggi un pacchetto di interventi a sostegno dell’ecommerce. L’obiettivo di questo boost dentro la cornice del mercato unico digitale è quello di consentire ai consumatori e alle imprese di acquistare e vendere online prodotti e servizi in modo più semplice e sicuro in tutta l’Unione. Le tre leggi confermano le intenzioni di questo ultimo anno di lavori: contrastare il geoblocking e altre forme di discriminazioni dei servizi; semplificare le consegne transfrontaliere; proteggere i consumatori dalle truffe.

L’aveva anticipato Roberto Viola, a capo del DG Connect, all’ultimo eCommerce forum qualche giorno fa: geoblocking e regole più semplici per dare una spinta al commercio elettronico nel vecchio continente. Il pacchetto presentato oggi è composto da tre proposte, che andranno approvate tra quest’anno e l’anno prossimo. La prima intende contrastare il blocco geografico ingiustificato per i servizi online; la seconda sui servizi di consegna transfrontaliera dei pacchi cerca di aumentare la trasparenza dei prezzi e migliorare la sorveglianza normativa; la terza è una proposta per migliorare l’applicazione dei diritti dei consumatori e fornire orientamenti che chiariscano, tra l’altro, cosa costituisce una pratica commerciale sleale nel mondo digitale.

Andrus Ansip, Vicepresidente della Commissione europea e Commissario per il Mercato unico digitale, è convinto che queste tre leggi potrebbero migliorare una situazione oggi complicata dalla mancata armonia fiscale e dalla burocrazia:

Troppo spesso coloro che vorrebbero acquistare online non hanno accesso alle offerte più convenienti oppure decidono di non acquistare perché il costo della consegna è eccessivo o perché non sanno come far valere i propri diritti in caso di complicazioni. Vogliamo risolvere i problemi che impediscono ai consumatori e alle imprese di sfruttare appieno la possibilità di acquistare e vendere prodotti e servizi online.

Le proposte

Sul geoblocking si è detto molto e finora fatto poco, mentre con questo intervento si lavora su un principio di non-discriminazione: non stabilisce l’obbligo di effettuare consegne in tutta l’UE, ma la Commissione si ispira a direttive già esistenti per adattare prezzi concorrenziali e offerta al mercato unico e non alle singole nazioni.

Interessante anche l’idea di rendere più semplici ed economiche le consegne transfrontaliere. I consumatori e le piccole imprese lamentano che problemi di consegna dei pacchi, in particolare spese elevate di consegna transfrontaliera, impediscono loro di vendere o acquistare più attivamente in tutta l’UE. I prezzi praticati dagli operatori postali per la consegna di un pacchetto in un altro Stato membro sono spesso fino a cinque volte più alti dei prezzi nazionali, senza una chiara correlazione con i costi effettivi. Il regolamento proposto incoraggerà la concorrenza, introducendo una maggiore trasparenza dei prezzi. La Commissione non propone di stabilire un limite massimo ai prezzi delle consegne. La regolamentazione dei prezzi è l’estremo rimedio, se la concorrenza non produce risultati soddisfacenti.

Sulla fiducia del consumatore la Commissione interviene con una proposta di revisione del regolamento sulla cooperazione per la loro tutela che conferirà maggiori poteri alle autorità nazionali in modo che i consumatori possano far meglio valere i loro diritti. La proposta di legge immagina di verificare se i siti web praticano il blocco geografico dei consumatori oppure offrono condizioni post-vendita che non rispettano le norme UE (ad esempio sul diritto di recesso), e in caso di violazioni l’immediata rimozione dei siti web che ospitano offerte truffaldine viene posta in essere da azioni comuni tramite le autorità nazionali, anche chiedendo informazioni ai gestori dei registri dei nomi di dominio e alle banche per accertare l’identità dell’operatore responsabile.

Gli esempi

La Commissione ha prodotto un fact sheet molto ricco di esempi per far capire come questo pacchetto di riforme interviene concretamente nell’ecommerce. Mettiamo caso che un cliente belga vuole acquistare un frigorifero e trova il miglior affare su un sito tedesco. Il cliente avrà il diritto di ordinare il prodotto e ritirarlo presso la sede del commerciante o di organizzare la consegna da sé verso la sua abitazione. Si ipotizzi invece che lo stesso consumatore voglia acquistare un hosting in Spagna: in tal caso potrà comprare il servizio senza tasse aggiuntive rispetto al suo omologo concittadino europeo-spagnolo. L’applicazione del divieto di discriminazione è ritardata fino alla metà del 2018 alla luce delle loro caratteristiche specifiche e al fine di permettere a questi fornitori di servizi di prepararsi per i cambiamenti.

Il contrasto alle varie barriere in cui possono capitare i consumatori europei quando fanno e-shopping è tutto basato sulla non-negazione invece che sull’obbligo. La proposta di regolamento non introduce l’obbligo per le aziende di un contratto nuovo, ma l’obbligo di trattare i clienti europei nello stesso modo quando sono nella stessa situazione, indipendentemente dalla loro nazionalità o luogo di residenza o di stabilimento. Tutte le eccezioni – che pure ci sono – sono e saranno regolate.

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