Digital Team: tremila candidature per Piacentini

Chiuso il bando del commissario straordinario all'agenda digitale: più di tremila candidature arrivate per lavorare con Diego Piacentini e il suo team.
Chiuso il bando del commissario straordinario all'agenda digitale: più di tremila candidature arrivate per lavorare con Diego Piacentini e il suo team.

Diego Piacentini non si sentirà certo solo nel suo ruolo di commissario straordinario all’agenda digitale: il bando per talenti aperto alcuni giorni fa, e chiuso alla mezzanotte di ieri, ha ricevuto più di tremila candidature. Ora toccherà a lui, a Paolo Barberis e al loro staff selezionare e procedere alla creazione di questa startup a palazzo Chigi con la quale l’ex manager Amazon conta di cambiare la pubblica amministrazione.

Migliaia di manifestazioni di interesse e relativi curricula per la chiamata di Piacentini. È Paolo Barberis, consigliere per l’innovazione di palazzo Chigi e membro del Team per la trasformazione digitale a raccontarlo in un post su Medium. Inondati di talento, dunque? Sicuramente, per ora, di curricula: 3455, per la precisione, arrivati al sito del governo. Il numero può sembrare basso, ma se si considerano i profili richiesti è anzi probabile che non ci siano neppure 3500 persone in Italia in grado di fare quello che Piacentini chiede. Il commissario infatti cerca persone di comprovata esperienza in Informatica (Software Architecture, Mobile Application Development, Software Open Source, Information Security, API), in Matematica e Statistica (Modelli Predittivi, Machine Learning), in Product Design; solo una piccola parte del bando è dedicata a profili più umanistici (dove tradizionalmente nel Belpaese andiamo forte) come esperti di comunicazione e relazioni internazionali.

Per Barberis si tratta in ogni caso di un buon segno, sia la quantità di curricula che l’opportunità di conoscere queste competenze, utili oltre la ventina di persone che verrà selezionata:

Il duro lavoro inizia adesso: selezionare i talenti per mettere insieme un team determinato e competente, composto da veri e propri “missionari della modernità”. Al momento siamo un gruppo ristretto, quindi per valutare i profili con la giusta attenzione potremmo impiegare qualche settimana. (…) Anche quando non avremo posizioni aperte, sarà disponibile una pagina “lavora con noi” per continuare a raccogliere i profili professionali di quanti sono interessati alla nostra missione. Siamo sempre disponibili a conoscere nuovi talenti. (…) Lo scouting non è un lavoro che dura giusto il tempo di una call: ci guardiamo sempre attorno. Il modo migliore per lavorare in futuro con noi è farsi notare per quello che state facendo e per quello che avete realizzato

Piacentini e la sua idea

Intanto, Diego Piacentini è stato a Milano in questi giorni. La sua prima uscita ufficiale è stata il 10 ottobre ad Assolombarda, ad un convegno su Intercultura. Occasione per lui per raccontare la sua esperienza di studente all’estero e così raccomandare ai più giovani di avere la stessa curiosità e lo stesso approccio aperto che negli anni ha creato una generazione più adatta al lavoro di oggi e anche alle sfide di aggiornamento e innovazione del proprio paese:

Quando si arriva in un mondo nuovo, e si devono imparare nuove regole, mettendo alla prova le proprie attitudini all’ascolto, alla flessibilità, è assolutamente normale vivere momenti di frustrazione: conta trasformarla in energia, grazie all’atteggiamento per cui si supera il dibattito sterile.

Anche se sta inanellando alcune uscite pubbliche, il commissario straordinario non è di grandi parole sul suo incarico. Comprensibile, visto che si è all’inizio di un percorso biennale, irto di ostacoli, e deve ancora conoscere i suoi collaboratori. La sensazione è che Diego Piacentini abbia sconvolto le liturgie senza ancora aver iniziato a lavorare la materia di cui si dovrà occupare, cioè digital divide, open access ai servizi della pubblica amministrazione, trasparenza, eGovernment. Lo ha fatto semplicemente spiegando la ragione della sua decisione: il give back. La restituzione alla collettività di un po’ del proprio tempo, delle proprie competenze, senza che ci sia di mezzo un compenso, anzi spendendo di tasca propria. Mentalità americana che dalle parti del Machiavelli lascia tutti a bocca aperta. Oppure il naso storto.

Diego Piacentini (al centro nella foto), ha esordito a Milano tre giorni fa partecipando a un convegno di Intercultura. Pur non avendo quasi mai parlato direttamente del suo incarico, sono stati molti i riferimenti che l'ex manager Amazon ha dato ai ragazzi, raccontando di sé, validi anche per questo suo nuovo e originale incarico.

Diego Piacentini (al centro nella foto), ha esordito a Milano tre giorni fa partecipando a un convegno di Intercultura. Pur non avendo quasi mai parlato direttamente del suo incarico, sono stati molti i riferimenti che l’ex manager Amazon ha dato ai ragazzi, raccontando di sé, validi anche per questo suo nuovo e originale incarico.

Startup contro elefante

La nostra difficoltà culturale ad accogliere il give back per quello che è racconta di una cosa possibile anche qui, forse, ma difficile. Sicuramente negli Stati Uniti funziona: il valore complessivo delle donazioni di ex studenti alle loro università è di 30 miliardi di dollari e complessivamente il valore di restituzione dei professionisti e investitori di successo nel settore pubblico è di 300 miliardi di dollari. In Italia è circa settanta volte inferiore e considerando demografia e Pil siamo comunque dieci volte sotto. Manca completamente la mentalità.

Ciò che sembra scatenare nel profondo le perplessità attorno a Piacentini (persino una interrogazione parlamentare) è la sua decisione di lavorare gratis per due anni per lo Stato, affrontando quella che lui stesso ha definito nel suo primo comunicato una serie di leggi «talvolta incomprensibile». Tutto dipenderà dal tipo di qualità e mentalità delle persone che lo circonderanno nel team, ricordando quello che diceva Henry Ford (“abbiamo bisogno di persone brave, non solo di brave persone”). Ci si può arrischiare ad augurargli buon lavoro, che inizierà quando il team, una volta formato, si confronterà con l’organigramma preesistente, come l’Agenzia per l’Italia Digitale e ovviamente ministeri, enti locali, dirigenti-boiardi di Stato.

Di qua una piccola startup con poteri straordinari, di là un grande elefante con poteri consolidati. Si accettano quote?

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