Black Mirror, terza stagione: ne vale la pena?

Al termine di una maratona di binge watching, alcune impressioni a caldo sulla terza stagione di Black Mirror, in onda da venerdì scorso su Netflix.
Al termine di una maratona di binge watching, alcune impressioni a caldo sulla terza stagione di Black Mirror, in onda da venerdì scorso su Netflix.

Disclaimer: sebbene l’articolo in questione non contenga spoiler o rivelazioni sulla trama degli episodi tali da rovinarne la visione, la lettura è consigliata solo a chi (come il sottoscritto) ha trascorso buona parte del fine settimana davanti alla TV per un’intensa sessione di binge watching su Netflix, guardando la terza stagione di Black Mirror. Tutti gli altri si fermino al trailer qui di seguito.

La formula proposta è la stessa delle prime due stagioni. Nessun filo narrativo a collegare una storia all’altra, se non qualche sporadico richiamo. Una scelta più che comprensibile, considerando il successo ottenuto dal format. In questi sei nuovi episodi si torna ad affrontare temi che dovrebbero risultare interessanti per chi bazzica su queste pagine: l’influenza della tecnologia nelle nostre vite, la potenziale perdita di capacità nell’esercitare il controllo sugli strumenti informatici, il progressivo assottigliamento del divario che separa la vita reale da quella virtuale, il mondo tangibile così come l’abbiamo sempre conosciuto da quello filtrato attraverso la lente degli strumenti hi-tech.

Episodi e temi trattati

Come già detto, non è intenzione di questo articolo riassumere la trama di quanto raccontato o anticiparne i dettagli. Trattandosi di episodi del tutto indipendenti, può comunque risultare interessante sapere quali sono i temi trattati, per decidere eventualmente quali guardare per primi. Dopotutto, se si è arrivati fin qui a leggere, significa che il disclaimer in apertura è stato ignorato.

Non è vincolante l’ordine di visione, anche se al termine della maratona (secondo il parere personale di chi scrive), pare chiara l’intenzione di posizionare gli episodi più riusciti all’inizio della stagione, agganciando così lo spettatore e spingendolo a non mollare fino al termine. Ciò che segue è dunque un freddo e distaccato elenco degli argomenti che fanno da background alle storie raccolte nella terza stagione di Black Mirror.

  • Caduta libera (Nosedive): social network, concetto di popolarità online, relazioni virtuali;
  • Giochi pericolosi (Playtest): videogame, realtà aumentata, dating online, alterazione sensoriale;
  • Zitto e balla (Shut up and dance): hacking, privacy, anonimato, manipolazione;
  • San Junipero (San Junipero): realtà virtuale, alterazione sensoriale, viaggi temporali, eutanasia;
  • Gli uomini e il fuoco (Men against fire): realtà aumentata, guerra, percezione alterata della realtà, manipolazione collettiva;
  • Odio universale (Hated in the nation): social network, droni, sorveglianza, self-driving car.

Vale la pena trascorrere un paio di serate immersi nel mondo distopico (e a tratti inquietante) di Black Mirror? Personalmente, ritengo di sì. Le vicende esposte nella terza stagione, ancor più che in quelle precedenti, possono talvolta costituire uno spunto di riflessione sulla potenziale deriva minacciosa di uno sviluppo incontrollato della tecnologia. Un monito, per certi versi. Uno sguardo amplificato ed estremizzato dei pericoli che qualcuno già intravede nel mondo online e nell’intelligenza artificiale, volutamente alterato attraverso la lente di uno specchio oscuro e distorto.

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